L'ANALISI
04 Giugno 2022 - 05:30
CREMONA - Le quarte dosi non decollano: in Italia a riceverle è stato circa un ultra 80enne su dieci, mentre per quanto riguarda gli immunodepressi il rapporto è tre su dieci. Anche in Lombardia e a Cremona il secondo booster pare convincere poco, visto che alla fine di maggio fra il 15 e il 20% degli anziani aventi diritto risultava avere ricevuto nuovamente il vaccino anti Covid.
Come mai? La spiegazione che va per la maggiore è da ricondurre al calo dei contagi e, soprattutto, alla diminuzione dei ricoveri e delle sintomatologie severe. Insomma, il Covid fa meno paura e di conseguenza la percezione della popolazione circa l’urgenza del vaccino è totalmente differente rispetto ai mesi scorsi.
Incide anche la stagionalità e, in effetti, fra le motivazioni che molti anziani contattati dal sistema sanitario hanno fornito, ne spicca una: vogliono rimandare il booster all’autunno, per avere una maggiore copertura durante il periodo del picco influenzale.
I dati locali parlano chiaro: secondo il portale di Regione Lombardia, al 2 giugno i cremonesi che hanno ricevuto la quarta dose risultano solo 6.803, pari all’1,93% della popolazione totale della provincia. In città si tratta di 1.573 residenti, a Crema sono 777, a Casalmaggiore 226.
Il paese con la maggiore percentuale di quarte dosi somministrate è Cingia de’ Botti (6%, vale a dire 71 secondi booster) e la ‘maglia nera’ va invece a Cappella Cantone, dove si registrano solo due somministrazioni.
Fra il 4 e il 5% della popolazione quadri-vaccinata, invece, a Casalbuttano, Casalmorano, Robecco e Sospiro. Ad incidere è naturalmente la presenza di grandi strutture che ospitano anziani o immunocompromessi, dove i richiami sono stati subito proposti.
Non proprio irrilevante il numero di cremonesi, bambini compresi, che attualmente è ancora senza neppure una dose di vaccino e quindi senza anticorpi (almeno apparentemente, visto che la statistica regionale non tiene conto di chi ha contratto il Covid). Si tratta infatti di 47.747 residenti.
A Cremona si tratta di 12.401 persone, a Crema 4.298, a Casalmaggiore 2.885, a Castelleone 1.251, a Pandino 1.284, a Soresina 1.386. Considerando solo la fascia di popolazione per la quale sono previste le somministrazioni (dai 5 anni in su) a Cremona si parla di una copertura dell’87%.
La fascia di età più scoperta è, naturalmente, quella 5-11 anni, con il 42% coperto da almeno una dose. Ma considerando anche i bambini che hanno contratto il Covid negli ultimi quattro mesi, la copertura sale al 52% circa.
Le statistiche parlano chiaro: tantissimi over 80, pur avendo diritto alla quarta dose, hanno deciso di rinunciare o rinviare l’appuntamento con la siringa. C’è invece chi, pur non essendo ancora considerato a rischio né per età né per patologie, si sentirebbe più tranquillo ricevendo il secondo booster. Si tratta di under 80 sani ma che, essendosi vaccinati l’ultima volta più di sei mesi fa, si stanno chiedendo se i loro anticorpi bastino o meno. Domanda girata a Claudia Balotta, infettivologa che ha guidato l’équipe dell’ospedale Sacco di Milano riuscendo ad identificare per prima il ceppo italiano di Coronavirus.
«In questa fase, la somministrazione delle quarte dosi è rivolta solo a over 80 e immunocompromessi: fino a che non arrivano diverse disposizioni ministeriali non possiamo ipotizzare una platea differente – spiega –. Più che parlare di quarte dosi per la popolazione adulta, però, credo che al momento servirebbe un’ulteriore sensibilizzazione per quanto riguarda i bambini. Tantissimi sono ancora senza neppure una dose: in Italia solo il 33% è vaccinato».
Quanto agli anticorpi a sei mesi dal primo booster, Balotta ribadisce che attualmente non ci sono studi certificati in grado di attestare il calo della risposta immunitaria e quindi la copertura a sei mesi dalla terza dose. «Sicuramente gli anticorpi diminuiscono – conclude –, ma ci si augura che continuino a bastare per ridurre i sintomi. In ogni caso credo che in autunno la platea a cui rivolgere la possibilità di ricevere le quarte dosi si amplierà. So che è già sui tavoli regionali la possibilità di riaprire centri vaccinali».
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