L'ANALISI
14 Aprile 2022 - 05:30
CREMONA - Dopo aver battuto il record di magra a 7 metri e 81 centimetri sotto lo zero idrometrico, ieri il Po si è alzato di qualche tacca, ma sempre a livelli da record: -7 e 79 centimetri. E anche il comandante Federico Molinaro ha dovuto fermarsi: stop alla sua Mattei.
Non è ancora prevista pioggia né le nevicate di qualche settimana fa hanno portato ristoro a un fiume che soffre. Fortunatamente, viste le temperature, non si registra un’evaporazione alta. Un record, quello di martedì, che «straccia» i -7,76 metri registrati nel 2006. Occorre considerare, inoltre, che la magra di 16 anni fa si era verificata in estate, mentre a cavallo tra il 2021 e 2022 il Po ha sofferto la mancanza d’acqua per tutto l’inverno, una circostanza veramente anomala, con le precipitazioni ridotte a quasi zero.
Ieri tanti i curiosi (non certo come quando c’è la piena) hanno dato un’occhiata agli enormi spiaggioni che si stagliano di fronte alle canottieri, mentre diventa sempre più difficile la navigazione da diporto e commerciale. Soprattutto a monte di Cremona: nel Po Nuovo, fino a foce d’Adda, sono emersi in mezzo al fiume grandi banchi di sabbia, a volte invisibili. Non c’è corrente e dunque non si forma «l’acqua che ride», quelle ondine tipiche che mettono sull’avviso i naviganti. L’Adda non si getta nel Po con la solita irruenza, ma con molta calma e la cascatella diventa sempre più alta.
I canali per passare con le barche si fanno sempre più esigui: l’altro ieri i fondali a monte e di fronte a Cremona segnavano un metro e 70 centimetri, uno e 90 a valle e appena un metro a Brancere, per risalire a un metro e 40 a San Daniele. «Con questi fondali si rischia troppo – spiega ancora Molinaro —: ci fermiamo anche noi, i margini di manovra sono pochi, è inutile rischiare».
Il comandante, però, tiene a precisare una circostanza. «La Mattei potrebbe passare, l’acqua sarebbe sufficiente, anche se però sotto possono esserci impedimenti invisibili. Voglio precisare che il principale impedimento alla navigazione per le barche grandi arriva dalla centrale elettrica di Isola Serafini. Mi spiego. L’altro giorno, mentre stavo navigando verso la centrale, improvvisamente sono venuti a mancare 20-30 centimetri d’acqua, non pochi, tant’è che la prua della Mattei si è adagiata su un grosso tronco. Sono riuscito a disincagliarmi, ma questa vicenda è emblematica: sono le turbine della centrale che fanno andare e venire il livello dell’acqua, basta che solo una si blocchi e l’acqua viene meno, da un momento all’altro. Una vicenda che, in tempi normali, non si nota, o quanto meno non crea problemi, ma quando il Po è così in secca diventa una cosa seria. E il modo per risolverla ci sarebbe: maggiore comunicazione con la centrale Enel. Da anni chiediamo, a più livelli e a più voci, una maggiore comunicazione, basterebbe avvisare a valle di cosa sta avvenendo in centrale e così uno si regola su cosa fare. Eppure nonostante i tavoli con autorità, canottieri, operatori turistici e operatori fluviali non si è mai riusciti ad avere un rapporto più stretto con la centrale. Quando succede qualcosa suonano la sirena, ma qui a valle, chi la sente?».
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