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MONTODINE

Parafulmini, dispositivo anti piccioni: ultimo sforzo per il campanile

Lavori sulla sommità. La spesa per il restauro, canonica compresa, si aggira intorno ai 700 mila euro

La Provincia Redazione

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11 Aprile 2022 - 05:15

Parafulmini, dispositivo anti piccioni: ultimo sforzo per il campanile

La sommità della torre

MONTODINE - Mentre l’ascensore si arrampica verso la sommità del campanile della chiesa di Santa Maria Maddalena, il paesaggio cremasco si mostra in tutta la sua imponenza: domina la campagna, con il suo verde deciso che quasi acceca sotto il sole mattutino, mentre Montodine e i suoi paesi limitrofi, visti dall’alto, appaiono come dei piccoli scrigni arroccati in difesa dei propri luoghi di culto.

«Il nostro paese è imperniato di sacralità — dice il parroco don Emilio Luppo —. Lo testimoniano i numerosi centri sacri del paese, che da qui sopra si distinguono con chiarezza. Fra le altre, potete vedere le piccole chiese di San Zeno e San Rocco, ai cui lavori ha presieduto lo stesso architetto cui è affidato questo restauro», conclude rivolgendosi a Magda Franzoni, architetto di Crema con un’esperienza invidiabile in questo genere di interventi.

«È per me un onore presiedere a questo restauro — confessa l’esperta —. Si tratta di una torre straordinaria, che con la cuspide ottagonale e la croce sfiora i 60 metri. Poche nella provincia raggiungono simili altezze. Ma non è solo questo il suo pregio: i disegni dell’architetto settecentesco Giovan Battista Donati sono stati eseguiti con grande perizia dagli artigiani, cosicché ora, soprattutto verso la sommità, possiamo ammirare elementi architettonici dalle movenze classicheggianti di ottima fattura».

Raggiunti la croce e il globo che la sorregge, simboli della cristianità unita, si è ad un passo dal cielo. Pure da questa altezza, qualcuno alla base della torre scorge il parroco e subito gli invia un messaggio. «Scherza sul fatto che ogni due giorni io salga per i sopralluoghi — racconta don Emilio con un sorriso —. Apprezzo molto questi piccoli gesti. Dimostrano l’affezione della comunità nei confronti miei e della chiesa. Non dubito che l’appello lanciato dalla parrocchia ai fedeli, con cui chiediamo a ciascuno di contribuire, per quanto possibile, alle spese per i lavori, verrà accolto da molti».

LA SPESA PER IL RESTAURO DEL CAMPANILE.

La spesa per il restauro del campanile e della canonica si aggira infatti intorno ai 700.000 euro, un onere insostenibile per una piccola parrocchia, anche se ingenti finanziamenti sono stati stanziati dalla Cei e dalla Fondazione Cariplo di Milano. «In passato la vita del paese ruotava attorno alla cristianità, era più semplice finanziare progetti di questo tipo — spiega don Gian Battista Pagliari, che collabora con don Emilio —. Ma si tratta di un’opera di straordinaria importanza se si considera il valore religioso e artistico di questo campanile. Pertanto non ci si poteva esimere da un simile sacrificio».

Man mano che si perlustra la costruzione, l’architetto Franzoni passa in rassegna le porzioni già ristrutturate e indica le sezioni parietali su cui sarà necessario intervenire da qui al prossimo autunno, quando si prevede che i lavori giungano al capolinea.

«Questo è lo stato di degrado in cui versava la quasi totalità del campanile — racconta mostrando lo strato di polvere e guano che ricopre i mattoni settecenteschi —. L’intervento che stiamo compiendo, che si sviluppa a partire dal progetto dell’architetto Flavio Cassarino e del geometra Maurizio Longari, mira da una parte a mettere in sicurezza l’edificio, dall’altra a valorizzarlo, sempre però mantenendo il suo aspetto originale. Entro breve si cominceranno a disporre degli elementi elettrificati per impedire l’appoggio e la nidificazione dei volatili. Un nodo da sciogliere invece è quello relativo al parafulmine: dobbiamo ancora capire se quello già installato, risalente al precedente restauro del 1965, è ancora funzionale».

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