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CREMONA

Condanna per il «ricettatore del violino»

Lo strumento era stato rubato nell'ufficio del commercialista Serventi il 16 febbraio 2021.

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

29 Marzo 2022 - 19:46

Condanna per il «ladro del violino»

CREMONA - Il ‘palo’ Liridon Fejza, 21 anni, kosovaro, è già stato condannato per concorso in rapina aggravata a 2 anni e 4 mesi di reclusione (in abbreviato dal gup, il 26 novembre scorso). Oggi è arrivata la condanna a 3 anni per il cremonese Stefano Barca, ricettatore del violino ‘Formaggia’ rubato la sera del 16 febbraio del 2021 nello studio del commercialista Massimo Serventi, in zona Castello. Resta il giallo su chi il violino lo abbia materialmente rubato. Il ladro non è Francesco Di Roma, 46 anni, pavese, segni particolari: 1 metro e 70 circa di altezza, magro di corporatura. Niente a che vedere con quell’uomo «muscoloso», «robusto», «dal fisico importante» uscito dal cancello dello studio, come lo descrisse Perseo, figlio di Serventi corso con il padre quella sera davanti allo studio. Niente a che vedere con «quell’uomo grosso» descritto dal passante che notò del trambusto davanti allo studio e, conoscendolo, chiamò Serventi.

L'avvocato Fabio Galli

Il Tribunale ieri ha assolto ‘per non aver commesso il fatto’ Di Roma e ha ordinato la immediata scarcerazione «se non detenuto per altra causa». Non lo è più il pavese che sul banco degli imputati ci era finito con l’accusa di rapina per aver spintonato il commercialista nella fuga. Ma lo stesso Serventi al processo aveva spiegato di non essere stato toccato neppure con un dito: «Non sono stato strattonato né spintonato. Io ero aggrappato al cancello, lo tiravo dalla mia parte, l’altro dalla sua. Ho mollato la presa, ho perso l’equilibrio, sono caduto e ho perso gli occhiali. Non c’è stato un contatto fisico». Era buio. Serventi non vide il ladro, berretto in testa e mascherina sul volto. «Nei tempi in cui viviamo, con la mascherina non riconosciamo gli amici, figurarsi se si riconosce il ladro che si volta per due secondi che ha il berretto e la mascherina. Dire che si tratti del mio assistito mi pare una forzatura», aveva evidenziato l’avvocato Fabio Galli che nella sua arringa aveva messo in fila anomalie 8«il mio assistito è magro») e stranezze. Come la stranezza che nessuno vide il ladro scappare con il violino tra le mani. «Il violino è di grandi dimensioni, è stato portato via con la custodia, non puoi nasconderlo sotto il giubbotto», ha affermato il difensore.


Al ‘palo’ Feiza la Squadra Mobile arrivò esaminando le telecamere in zona che lo ripresero in volto. Di Roma non si vedeva in faccia, ma quando i poliziotti gli perquisirono la casa, trovarono gli stessi abiti ripresi nel video. La ricettazione. In quei giorni, Barca, già ai domiciliari per precedenti fatti, secondo l’accusa trafficò per piazzare il violino rubato ad un liutaio di Crema. Gli telefonò. «E’ vero che le telefonate sono state fatte dal telefono di Barca, ma le ha fatte lui? Le telefonate fatte da un cellulare sono sempre fatte dall’intestatario della sim?», aveva rilanciato l’avvocato Ugo Carminati. I Serventi vennero avvisati dal liutaio Formaggia. Loro avvisarono la polizia. La trappola scattò la mattina del 6 marzo, sabato. Barca si recò a Crema in compagnia di Di Roma: i due si erano conosciuti in carcere. Di Roma aveva il violino. Intervenne la squadra mobile. Barca fu arrestato per aver evaso i domiciliari e due giorni dopo condannato per direttissima. Ieri per aver tentato di ricettare il violino che la squadra mobile ha recuperato e restituito alla famiglia Serventi.

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