SOS ACQUA
27 Marzo 2022 - 19:12
Gianfranco Zani
CASALMAGGIORE/SABBIONETA - La Corte di Cassazione ha confermato i 14 anni di carcere inflitti per incendio doloso e omicidio colposo venerdì 13 novembre 2020 dalla Corte d’Appello di Brescia a Gianfranco Zani, il 56enne di Casalmaggiore ritenuto responsabile dell’omicidio del figlio Marco, morto a 11 anni per asfissia nel rogo della casa di Ponteterra avvenuto il 22 novembre 2018.
A ricorrere alla Suprema Corte era stato il difensore di Zani, l’avvocato Laura Ferraboschi, decisa a scagionare l’uomo dall’accusa di incendio doloso sostenendo che il suo assistito non avrebbe voluto nemmeno provocare il rogo. Ad uccidere il bambino fu il fumo che si era sprigionato dall’incendio appiccato dal padre, che «voleva soltanto bruciare alcuni abiti della ex moglie per vendicarsi del tradimento e dell’abbandono».
A sostegno della sua tesi, Ferraboschi ha sottolineato che «c’erano solo braci in un angolo dell’armadio, dove stavano alcuni vestiti della moglie che le aveva regalato lui. Lei stava con un altro e lui era appena stato colpito da un divieto di avvicinamento. Non poteva sapere che c’era suo figlio in casa: perché si era nascosto, per ordine della madre. Era sul davanzale, coperto da una tenda».
L’avvocato ha puntato inoltre alla richiesta di una riduzione della pena, grazie ad una maggiore considerazione del peso delle attenuanti generiche.
Sul fronte opposto la ricostruzione di Andrea Pongiluppi, parte civile della ex moglie, e dei figli, che ha ribadito quella che considera «un’evidente intenzionalità del suo gesto», avallando la tesi di omicidio volontario e incendio doloso. A suo parere non si è trattato di un gesto d’impulso, ma di un atto motivato dal desiderio di vendetta.
«Ha appiccato l’incendio volontariamente. Infatti nei giorni precedenti ha detto che piuttosto che lasciare la casa a lei e al nuovo compagno l’avrebbe bruciata».
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