L'ANALISI
17 Marzo 2022 - 05:25
Inna Kudryk e il papà Oleksandr Kotenko
CASALMAGGIORE - È travolta dagli eventi che nessuno si aspettava di vivere e raccontare. All’attacco dell’Ucraina si aggiunge la perdita del papà Oleksandr Kotenko, 50 anni, morto sotto i bombardamenti di Mosca.
«Sono confusa, ho tante cose in testa e non ho più lacrime per piangere» esordisce Inna Kudryk, 26 anni, ucraina da due anni residente a Casalmaggiore, sposata con Gianpaolo Cozzani, laureata in Sociologia con il sogno di fare la giornalista. Adesso aiuta il marito nella propria azienda, occupandosi dell’aspetto amministrativo.
«Mio papà era nell’esercito e nella guerra del 2014 è stato volontario nel battaglione Aidar nel Dondass per tre mesi. È stato ferito e da quel momento ha sempre avuto problemi di salute. Ma con l’attacco del 24 febbraio aveva deciso di fare il volontario, portando cibo e farmaci sul fronte per i militari che stavano combattendo i russi a Nikolaiev. Quando è andato via ha detto a mia mamma ‘Torno quando vinciamo’. Ma purtroppo un bombardamento russo ha messo fine alla sua vita. Quando hanno chiamato mia mamma per annunciare la morte del papà le hanno annunciato che anche lo zio era morto».
Sergiy Kotenko era un colonnello di battaglione e in passato era stato decorato dal presidente Volodymyr Zelensky con la medaglia di «Eroe dell’Ucraina».
«Almeno — prosegue Inna — hanno recuperato il corpo del papà e l’hanno portato a casa nostra. Non succede con tutti quelli che stanno morendo, tanti corpi non vengono nemmeno trovati».
Inna parla quotidianamente con i suoi famigliari rimasti in Ucraina, a Haisyn, un paese a 260 chilometri da Kiev nella zona centrale del Paese: lì ci sono la mamma e la sorella, più giovane, che un mese fa ha avuto un bambino.
«I miei famigliari stanno male per quello che è successo alla nostra famiglia, ma nel mio paese la situazione è ancora tranquilla e gli abitanti mandano cibo e farmaci ai profughi che stanno scappano dalle bombe. Anch’io sto raccogliendo farmaci da spedire in Ucraina e ho la certezza che arrivino, perché mia sorella me l’ha confermato».
«La guerra in Ucraina c’è da 8 anni, ma nessun ucraino si aspettava quello che è successo e soprattutto che le prime vittime dei russi fossero i civili, soprattutto bambini e anziani. Abbiamo fiducia in Zelensky, non ha una grande esperienza politica, ma è una brava e onesta persona che fa di tutto per il suo popolo».
Inna parla disinvoltamente l’italiano (conosce quattro lingue), ma la commozione e il dolore impongono brevi pause, pause cariche di dolore che sembrano interminabili.
«Gli italiani si stanno dando molto da fare per aiutare i profughi e chi è rimasto in Ucraina — sottolinea Inna —, per questo mi sento di lanciare un appello: date un lavoro ai profughi, non lavorate voi per mantenerci. Siamo persone abituate a lavorare e avere le cose gratuitamente ci mette a disagio. Vorremmo guadagnarci da vivere e siamo bravi a fare molte cose».
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