L'ANALISI
15 Marzo 2022 - 18:52
CREMONA - Gesticola, si alza dalla sedia, mima la scena, interrompe il pm e il presidente del collegio. Nell’aula penale vuole fare un po’ di testa sua Mohammed Atef, 35 anni, l’egiziano che alle quattro di notte del 10 settembre scorso ha subito una rapina in casa sua, in via del Giordano, civico 56, con «il marocchino» che lo ha aggredito, lo ha colpito con una pistola e gli ha tirato giù due denti. E con «l’italiano» che gli ha rubato 1.750 euro dal portafogli in camera da letto. Secondo Atef e secondo l’accusa.
L'ITALIANO E IL MAROCCHINO.
Il marocchino è Zouhir Labzae, magazziniere, un vistoso tatuaggio sul bicipite destro sopra una cicatrice. L’italiano è Luca Bianchi, muratore. Entrambi sono agli arresti domiciliari da sei mesi, da quando la Squadra Mobile li ha individuati attraverso l’analisi del video girato da una telecamera privata, di fronte all’abitazione di Atef, al piano terra in via del Giordano. Appartamento che l’egiziano aveva da poco venduto per 25 mila euro, prendendone 1000 (la caparra) come risulta da atto del notaio, più altri 750.
L’ispettore Luca Mori la ricostruisce in aula. «Alle 3.52 gli imputati arrivano in via del Giordano in bicicletta. Il marocchino indossa una maglietta bianca e ha lo zainetto. l’italiano una maglia colorata a righe. Si notano i due che si avvicinano alla finestra. Bianchi bussa alla finestra, si accende la luce. I due entrano subito».
Per una decina di minuti non si vede più niente. L’ispettore Mori riprende: «Alle 4.03 esce Bianchi, sale in bici e va verso via Belgiardino. Dopo circa 15 secondi esce il marocchino inseguito dalla persona offesa che brandisce una pistola. La tiene nella mano destra. Lo insegue per due metri sulla strada e rientra. E’ in mutande. Anche il marocchino prende la bici e va. Poi arrivano la Volante e l’ambulanza».
Atef colma quei dieci minuti con la sua verità. «Non conosco nessuno dei due — dice —. È la prima volta che li vedevo in vita mia. Quella notte ero a casa mia da solo. Prima affittavo i posti letto ad arabi e italiani . Quello stesso giorno ero andato dal notaio per vendere la casa. Verso le 22 sono entrato in casa. Verso le 4 mi hanno bussato alla finestra Ho sentito che chiamavano ‘Mohammed. Mi alzo, accendo la luce, apro la porta. Mi sono fidato».
Mima la scena, Atef. «Il marocchino mi prende il braccio, me lo mette dietro la schiena, mi spinge verso la cucina. Mi tiene fermo, io cerco liberarmi. Sul tavolo della cucina c’è un coltello, lui lo prende per farmi stare zitto. Me lo punta alla gola. L’italiano non ha fatto niente. E’ andato in camera da letto. L’ho visto di sfuggita. Io sono sempre bloccato dal marocchino. Io lo trattengo per una collanina, lui mi spingeva. Il marocchino cerca di scappare. Io lo trattengo, lui tira fuori una pistola e mi dà un colpo. Stava scappando, l’ho afferrato di schiena. Ho trovato la pistola per terra. Io non ho mai avuto una pistola giocattolo o con i pallini. Ero in pigiama, pantaloncini corti. Le ferite? Ho perso due denti, uno sopra , uno sotto. Uno è rimasto attaccato, ma dondolava, l’altro l’ho trovato per terra. Il tutto sarà durato 3-4 minuti. chiamato l’ambulanza».
E con l’ambulanza, in via del Giordano è arrivata la pattuglia della Volante. In casa, il poliziotto ha trovato una pistola smontata sotto il divano. L’ha sequestrata insieme ad una collana e ad un coltello da cucina. Alla polizia Atef ha poi descritto il marocchino, un uomo «robusto» e con «un vistoso tatuaggio sul braccio».
Che l’egiziano non conoscesse l’italiano, non è vero. Come ha spiegato l’ispettore Mori, dai tabulati telefonici sono emersi tra i due «numerosi contatti dal 4 febbraio al 25 marzo».
«Abbiamo sentito la persona offesa più di una volta per capire la sua attendibilità», ha sottolineato l’investigatore del la Squadra Mobile. Il 21 giugno prossimo Labzae (difeso dall’avvocato Franco Antonioli) e Bianchi (assistito dall’avvocato Paolo Muzzi) si difenderanno. Sarà il giorno della sentenza.
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