SOS ACQUA
10 Marzo 2022 - 05:30
CREMONA - Ela ha settant’anni ed è già bisnonna di tre bellissimi nipoti; la piccola Emilia ha solo due anni e mezzo ma già adora disegnare: attraversa quattro generazioni, da Ela a Emilia, la storia che dalla cittadina Ucraina di Leopoli è arrivata fino a Cremona.
È la storia di una famiglia – quattro donne, una ragazza e tre bambini – che è scappata dalle bombe e che dopo un interminabile viaggio di oltre 90 ore è stata accolta dalla Diocesi con il supporto della Caritas e dei cittadini. Negli occhi lucidi di Ela, delle sue figlie e nipoti ci sono riconoscenza e speranza, che però non hanno spazzato via il terrore. Hanno paura di quello che hanno visto e sentito, ma soprattutto di quello che sanno potrebbe accadere ai loro uomini: nell’Ucraina sotto assedio sono rimasti mariti e padri, perché vogliono e devono combattere. Difendersi.
Ad aiutare la famiglia arrivata martedì sono state le parrocchie dell’unità pastorale ‘Don Primo Mazzolari’, con volontari e sacerdoti che hanno utilizzato temporaneamente alcuni locali al Migliaro.
Nelle prossime ore, però, saranno pronte alcune stanze nella struttura pastorale di Sant’Ambrogio: ad ospitare fino a che ce ne sarà bisogno le donne e i bambini saranno le vecchie celle dei frati della comunità francescana. Intanto a raccontare la dolorosa storia delle donne di Leopoli è stata proprio la Diocesi (www.diocesicremona.it) anche attraverso un toccante video che si apre con lo sguardo deciso di Veronika, una delle figlie di Ela: «Mamme di tutta la Russia, aiutateci a fermare la guerra – è il suo appello, nella speranza che le parole rotte dalla commozione possano raggiungere quante più persone possibili –. I nostri ragazzi muoiono e muoiono anche i vostri figli: la guerra va fermata subito».
Nella sua mente ci sono ancora i rumori del dolore, i pianti della sofferenza, i silenzi della morte. Ma Veronika vuole avere fiducia: «L’Ucraina ce la farà – dice –. Torneremo presto a casa. E nel frattempo vi dico grazie».
A ringraziare chi le ha accolte sono anche la sorella Renata, le figlie Alina e Alona. E mentre le adulte raccontano, i piccoli – Emilia di 2, Erika di 5 e Artem, unico maschietto, di 3 anni – giocano sul tappeto. Sopra le loro teste ci sono i disegni portati dai bambini del Migliaro, del Boschetto, del Cambonino e di Sant’Ambrogio: hanno colorato fiori, sole, sorrisi e parole di benvenuto. Con la semplicità e la sincerità che trasmettono solo i bambini, e che arrivano dritte al cuore.
«Prima di fermarsi a Cremona, le donne e i bambini hanno camminato sotto la neve insieme a tante altre persone – spiega don Maurizio Ghilardi, parrocco del Migliaro, aiutato dalla traduzione di Lyuba che vive da alcuni anni in città e che è a sua volta originaria di Leopoli –: in quelle lunghe colonne di persone che scappano e che vediamo alla tv, c’erano anche loro. Poi sono salite su un van guidato da un amico ucraino e sono state 14 ore ferme alla frontiera fra Ucraina e Polonia. Lui le ha portate fino a qua, poi è tornato indietro. A Cremona hanno una parente, che si è messa in contatto con la Caritas e la Diocesi per chiedere aiuto. Volevano restare in Ucraina, ma quando i suoni delle sirene e delle esplosioni sono diventati incessanti… hanno capito che dovevano scappare».
Veronika ha spiegato che oltre al rumore delle deflagrazioni, a farle decidere di fuggire sono stati i segni di vernice sui muri delle case: «Segni per gli aerei, che si preparavano così a bombardarle».
Le comunicazioni con gli uomini della famiglia rimasti in Ucraina sono a singhiozzo, ma martedì una videochiamata è stata la prova che cercavano: sono ancora vivi. Si rifugiano nei sotterranei e fabbricano molotov, mentre attorno tutto va a fuoco e l’eco delle sirene non lascia pace. Né di giorno né di notte. Ecco perché sono scappate in fretta, Ela e le altre. Neanche il tempo di portare con sé ricordi e oggetti cari. Alina, ad esempio, ha dovuto lasciare a Leopoli il suo strumento musicale, insieme ai sogni e agli studi presso il conservatorio. Ma oltre ai disegni, l’altro ieri alla parrocchia del Migliaro è arrivata anche una chitarra: un giovane cremonese ha voluto regalarla alla coetanea dell’Est Europa.
E sono questi i gesti che spingono a credere un poco nel presente e soprattutto nel futuro: quello colorato su un foglio da un bambino, o immaginato attraverso la musica da una giovane donna.
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