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Caldaia morta, il don: «Mi hanno chiesto l’Iban»

Prime offerte di aiuto alla parrocchia dopo il manifesto funebre per annunciare il guasto all’impianto

Elisa Calamari

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09 Marzo 2022 - 05:05

Caldaia morta, il don: «Mi hanno chiesto l’Iban»

CASTELVETRO - L’ironica comunicazione di don Massimiliano Camporese, che ha affidato ad un manifesto funebre l’annuncio sull’irreparabile rottura della caldaia della parrocchia di Croce, ha dato i primi frutti: oltre ai complimenti di diversi parrocchiani per la modalità di comunicazione scelta, stanno arrivando le prime offerte. E tramite il passaparola sembra anche ci sia un’azienda intenzionata a proporre un preventivo particolarmente vantaggioso.

«C’è una persona che mi ha telefonato direttamente per chiedermi l’Iban della parrocchia — aggiunge il sacerdote —: la modalità di comunicazione è stata apprezzata perché ho tentato di sdrammatizzare, ma ribadisco che attualmente la priorità va data ai vivi, ai bisognosi».

Come già riferito, infatti, don Massimiliano certamente auspica una riparazione dell’impianto di riscaldamento in tempi brevi, ma se così non sarà… nessuna tragedia.

«Se non ci riusciremo, in chiesa indosseremo una giacca in più per scaldarci — ripete infatti l’arciprete —: i primi preventivi parlano di una spesa fra i 30 e i 40 mila euro, perché si tratta di sostituire proprio tutto il vecchio impianto di riscaldamento, quindi so che non sarà facile. E cosa non da poco, la chiesa è soggetta a vincoli della Soprintendenza che in passato non c’erano».

Quindi servirà un progetto specifico. «Chi vorrà aiutarci è bene accetto, ma nel frattempo non dimentico che è in corso una guerra. E che ci sono profughi in arrivo. A tale proposito — precisa ancora don Massimiliano — ho già informato gli enti preposti che intendo mettere a disposizione una parte della canonica, per ospitare una famiglia in arrivo dall’Ucraina. Purtroppo per ora non mi hanno ancora fatto sapere nulla, perché la burocrazia sta fermando e complicando tutto, ma sono a disposizione».


Don Massimiliano già in passato aveva fatto parlare di sé per pragmatismo e intuizioni. Ad esempio quando ad inizio 2020, insospettito dall’eccesso di casi influenzali che non erano ancora stati ricondotti al Covid, aveva invitato a sospendere lo scambio della pace con stretta di mano.  Nel gennaio di due anni fa, ben prima del paziente uno, pareva quasi un’assurdità.

«Io provengo da una Diocesi americana e là provvedimenti simili sono abbastanza comuni — aveva spiegato — anzi sono proprio le Diocesi ad emanare avvisi suggerendo la sospensione dello scambio della pace per alcune settimane, in caso di epidemie influenzali». Qualche settimana dopo, lo stesso provvedimento era stato assunto da tutte le Diocesi d’Italia.

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