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LA GUERRA DI PUTIN
05 Marzo 2022 - 05:25
CREMONA - Il territorio provinciale, così come tutta l’Italia, si appresta ad accogliere i profughi ucraini, probabilmente centinaia (alcuni sono già arrivati). Le autorità sanitarie locali sono in pre allerta per la prevenzione del contagio da Covid-19, in quanto ben il 63% della popolazione del Paese invaso dall’esercito russo non è vaccinato. Potrebbe dunque essere molto elevato il numero di coloro che avranno bisogno di assistenza sanitaria, innanzitutto per ricevere la prima dose. I centri massivi provinciali di Cremona (da lunedì aprirà il Sapiens a Costa Sant’Abramo, dopo la chiusura di CremonaFiere), Casalmaggiore e dell’ex tribunale di Crema potrebbero organizzare percorsi dedicati proprio ai profughi.
Tutta la definizione della procedura è in capo all’Azienda tutela della salute Val Padana, competente anche per la provincia di Mantova. «Le persone attualmente vaccinabili rimaste in Italia sono 4,8 milioni – spiegano gli esperti della Fondazione Gimbe, organizzazione indipendente che promuove attività di formazione e informazione in ambito sanitario –: un dato che non tiene conto delle esenzioni di cui non si conosce il numero esatto. Significa il 16,1% della popolazione. A dispetto di numeri ancora molto elevati, rispetto agli altri Paesi europei l’Italia si colloca fra le nazioni con la più bassa percentuale di popolazione non vaccinata. Su questo fronte si registrano differenze molto rilevanti fra i diversi Stati: si passa dal 5% del Portogallo al 63,8% dell’Ucraina».
La situazione sanitaria dei profughi dell’ex repubblica sovietica non è dunque affatto da prendere sotto gamba: «Il dato ucraino non deve essere sottovalutato, considerata la drammatica situazione che poterà nelle prossime settimane migliaia di profughi nel nostro Paese. I piani di accoglienza del Governo – chiarisce il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, in un intervento pubblicato sul portale Fortune Health Italia – dovranno necessariamente includere la vaccinazione di anziani e fragili provenienti dalle zone di guerra, evitando diseguaglianze tra le Regioni. A tal proposito, occorrerà eventualmente rivalutare l’entità delle donazioni di vaccini a mRna a Paesi in difficoltà, considerata la necessità di estendere la campagna vaccinale ai profughi di guerra».
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