L'ANALISI
09 Febbraio 2022 - 19:45
CREMONA - Cinquecentomila euro. Li chiede al suo ex compagno che le ha nascosto di avere l’Hiv e l’ha infettata. Lui, 50 anni, operaio, oggi è stato rinviato a giudizio per lesioni personali gravissime, «da cui derivava una malattia certamente insanabile», è scritto nel capo di imputazione. Lei, 48 anni, si è costituita parte civile.
E se l’uomo non fosse finito fuoristrada con l’auto, forse la compagna non lo avrebbe mai saputo. Invece, grazie all’incidente, la scoperta shock l’ha fatta al Pronto soccorso, leggendo i referti medici del partner.
«La signora ha cambiato radicalmente la sua vita, le sue abitudini. I medici le hanno fatto presente che dovrà sottoporsi a cicli di cure per tutta la vita. Per dare un’idea di quanto sia rimasta traumatizzata, persino i piccoli contatti la impauriscono», spiega l’avvocato di parte civile Alessandro Vezzoni.
I fatti risalgono al 20 febbraio del 2020, un giovedì. All’una di notte l’uomo perde il controllo dell’auto, vola fuori strada. Telefona alla compagna. Lei lo raggiunge e, insieme, salgono sull’ambulanza diretta al Pronto soccorso. Qualche ora dopo, il convivente viene dimesso e i due vanno a casa. La donna legge il referto, strabuzza gli occhi. Non ci crede, lo rilegge. Il carteggio fa venire a galla una verità che la sconvolge: il partner aveva dichiarato ai medici di essere affetto da Hiv ed epatite C. Quello stesso giorno, lei si precipita al Pronto soccorso. È disperata.
«Fatemi subito un esame del sangue». Una settimana dopo, la prima doccia fredda: risulta positiva all’epatite C. La sottopongono a test più specifici. Il 23 aprile successivo, la sentenza definitiva: è positiva agli anticorpi Hiv. Da allora è in cura.
«Perché non me lo hai detto?». «Scusami, ma non ho mai trovato il momento giusto per affrontare l’argomento. Temevo di perderti», le spiega il compagno. La perde, ma lui prova a ricucire il rapporto, le invia alcuni messaggi. «Ho sbagliato». Insiste: «Non ho mai trovato il momento per dirtelo». Le chiede scusa. «Mi sono comportato in maniera imperdonabile». Tutto inutile. Lei il suo ‘untore’ non lo vuole più vedere.
Il 26 maggio, la donna si presenta in questura e riempie due pagine di querela. Racconta dell’incidente, consegna il referto dell’ex partner, l’esito dei suoi esami, i messaggini che lui le ha inviato. Nell’indagine della Squadra Mobile viene sequestrato il carteggio con la storia sanitaria del cinquantenne. Chi indaga scopre che da almeno una decina di anni l’uomo era affetto da Hiv. Si era sottoposto a cicli di terapie, si era anche negativizzato. Ma durante la relazione con la compagna, per due anni aveva interrotto la terapia. E l’ha infettata.
Sotto sequestro finisce anche lo smartphone dell’uomo per verificare che non abbia infettato altre persone, in passato. Si scorrono le chat. Alcune sono inequivocabili. L’operaio aveva avuto relazioni con gente di fuori provincia. Chi indaga informa i colleghi delle città in cui i possibili infettati vivono. Le persone sono state contattate ed invitate a sottoporsi agli esami del sangue.
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