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CREMONA

Arrestato il rapinatore della farmacia: la coraggiosa titolare lo aveva messo in fuga

Inchiodato dalle telecamere dopo il colpo fallito alla Sant’Ambrogio: la zoppia e i tatuaggi decisivi per l'identificazione

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

06 Febbraio 2022 - 12:45

Arrestato il rapinatore della farmacia, messo in fuga dalla titolare

Il rapinatore e una volante della Polizia davanti alla farmacia Sant'Ambrogio

CREMONA - Non gli è servito calarsi un berretto sulla fronte, infilarsi un paio di occhiali da sole e coprirsi naso e bocca con la mascherina. Segni particolari: è zoppo e ha vistosi tatuaggi. La Squadra mobile ha incastrato il rapinatore che la sera del 29 dicembre scorso è entrato nella farmacia Sant’Ambrogio, in via Fabio Filzi, puntando un coltellaccio contro la titolare, Fulvia. "Consegnami l’incasso senza fare cazz...", ma dietro al banco ha trovato un osso duro. Lei pensava che fosse uno scherzo, all’inizio. Il bandito faceva sul serio, invece. Ha afferrato per un braccio l'estetista della farmacia. "Vuoi che le faccia del male?". La titolare gli ha urlato: "Vattene". E dalla farmacia il bandito se ne è andato a mani vuote. Ora è in carcere per tentata rapina. Ha 60 anni, è di Cremona, è tossicodipendente e non è al suo primo assalto. La fedina penale racconta di una condanna per tentato omicidio nel 2007, una per una rapina alla farmacia Zamboni nel 2013.

La testimonianza di Guglielmo Leggeri, titolare della Farmacia Sant'Ambrogio


Il colpo fallito risale alle intorno alle 8 di sera di quel mercoledì. Berretto, occhiali scuri, mascherina chirurgica azzurra con un foro all’altezza del naso e grosso coltello stretto nella mano destra, il rapinatore è entrato nella farmacia dei Leggeri, famiglia di farmacisti, una in centro, una in campagna, una in via Filzi. Il bandito si è avvicinato al banco. Minacce, urla e fuga. La scena è stata ripresa dal sistema di videosorveglianza interno. La Questura ha raccolto l’allarme lanciato dalla titolare. Sono immediatamente arrivate una pattuglia della Squadra volante e una della Squadra mobile.

Dall’analisi dei frame ingranditi e dalle dichiarazioni raccolte dalle farmaciste, quella stessa sera è iniziata l’indagine degli uomini del dirigente Marco Masia e coordinata dal pm Chiara Treballi. Poliziotti che conoscono bene il sottobosco della droga e i tossicodipendenti che lo frequentano. Come il sessantenne. Non gli è bastato mascherarsi. L’uomo è claudicante. La sua lieve zoppia è un "segno distintivo" insieme ai tatuaggi. Messi insieme i due elementi, il cerchio degli indiziati si è ristretto. Il 5 gennaio, gli investigatori hanno bussato a casa dell’uomo e l’hanno perquisita. Scarpe, jeans, maglione grigio, giubbotto scuro, occhiali da sole e cappello di lana: erano gli stessi indumenti indossati otto giorni prima per l’assalto naufragato. Mancava il coltellaccio. Il bandito lo aveva consegnato ad un amico. I poliziotti sono andati a prenderlo ed è stato sequestrato insieme ai vestiti. Cerchio chiuso. Dentro e fuori dal carcere, il sessantenne è malato psichiatrico. "Ricordo che è stato anche all'ospedale psichiatrico giudiziario", dice il suo avvocato Giuditta Evangelisti, che lo ha sempre assistito e che domani lo affiancherà nell'interrogatorio di garanzia, fissato dal gip in videoconferenza.

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