L'ANALISI
05 Febbraio 2022 - 17:25
Gli spazi desolatamente vuoti lasciati dai ladri di arnie
CASALMAGGIORE - «Oggi mi hanno dimezzato un apiario». La denuncia è di Damiano Chiarini di Fossacaprara, di professione architetto e presidente dell’associazione Persona-Ambiente, che ha ricordato come il furto degli alveari sia «un fenomeno in crescita. In genere — dice Chiarini — sono furti su commissione, da parte di chi non è in grado di curare ed allevare questi animali. Furti finalizzati ad avere api pronte per l’impollinazione che da noi inizia già a fine marzo con le colture in serra. Api che molte volte sono ‘a perdere’ e non recuperate».
Chi ha agito non poteva essere un ladro improvvisato: «Il mondo delle api è complesso, non si possono asportare quattro arnie su otto, com’è avvenuto nel mio caso, senza sapere dove mettere le mani. Io sono solo un hobbysta, ma mi metto nei panni dei piccoli apicoltori, anche del nostro territorio, che hanno subito furti analoghi».
Il furto delle arnie è un problema annoso. Si stimano infatti circa 22.500 furti ogni stagione. Secondo la Fai (Federazione apicoltori italiani) le ruberie sistematiche lasciano presupporre la nascita di un vero e proprio mercato nero.
Oggi, secondo i dati dell’Anagrafe nazionale zootecnica, in Italia ci sono oltre 150 mila apiari, per 63.408 attività di apicoltura e più di un milione e mezzo di arnie.
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