L'ANALISI
31 Gennaio 2022 - 09:21
CREMONA - Si chiama AppSCOLTAMI ed è l’ultima applicazione per smartphone ideata e sviluppata dell’EngageMinds hub, centro di ricerca in Psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica di Cremona: attraverso semplici clic, comodamente da casa, le persone affette da Hiv saranno aiutate a prendere consapevolezza della propria vita e a fotografare il proprio stato di benessere psicofisico. Ma, soprattutto, saranno facilitate nella connessione medico-paziente, dalla presa in carico allo sviluppo terapeutico presente e futuro. Una forma di telemedicina, dunque, focalizzata sulla sieropositività.
«Da anni il nostro centro di ricerca affianca le istituzioni sanitarie, le associazioni di pazienti e altri soggetti per favorire il
coinvolgimento attivo dei pazienti e degli operatori sanitari – spiega la professoressa Guendalina Graffigna, direttrice dell’EngageMinds hub di Cremona –. Questa volta abbiamo compiuto un passo ulteriore, perché abbiamo creato un vero e proprio strumento digitale che offre soluzioni concrete, di facile utilizzo e di immediata applicazione, sfruttando il potenziale delle nuove tecnologie nell’area della salute per venire incontro ai bisogni delle persone, supportarli nel proprio percorso di cura e di relazione con il medico. La app, infatti, avvicina medici e pazienti rispetto ad esigenze comunicative e impatto della malattia sulla qualità di vita. Si tratta di una interfaccia che può essere usata anche nei contesti più clinici, diagnostici. Il nostro impegno futuro, inoltre, sarà quello di ampliare e applicare l’applicazione ad altre aree terapeutiche». Graffigna aggiunge che spesso non tutti i pazienti affetti da Hiv si sentono adeguatamente ascoltati né riescono sempre a dare voce alle proprie emozioni. AppSCOLTAMI potrà dunque agevolarli, favorendo la ‘sintonizzazione’ e dunque il dialogo con gli operatori sanitari in qualsiasi momento e con costanza. «Non è semplice scattare una ‘fotografia emotiva’ e raccontare il proprio benessere o malessere psicofisico – continua la professoressa –. Al centro di questa app però c’è proprio il paziente: è il protagonista attivo. Il digitale ci ha aiutato in questi anni, ci ha dimostrato che può unire e facilitare anche la condivisione delle emozioni».
Per arrivare al risultato appena messo in rete, il centro di ricerca della Cattolica di Cremona ha collaborato con diverse associazioni di pazienti Hiv: Asa, Nadir, Nps e Plus. Fondamentale, infine, il supporto della Fondazione Msd. L’applicazione, scaricabile e utilizzabile sia da Android che da Ios, è semplice e molto interattiva. Per ogni aggiornamento dell’utente, ci sarà la possibilità di scegliere se condividere o meno le informazioni col proprio medico, con massima garanzia sul rispetto della privacy e paziente veramente messo al centro.
«Il monitoraggio dello stato psicofisico del paziente è molto importante – spiega al riguardo Cristina Mussini, dell’Azienda ospedaliero universitaria di Modena e membro della cabina di regia che ha lavorato alla app – perché aiuta a conoscere l’andamento della qualità di vita della persona con Hiv, in aggiunta a tutte le informazioni cliniche che possono venire dagli esami di routine. Uno strumento ancora più importante ora che possiamo incontrare i pazienti ogni sei mesi e che, quindi, non riusciamo a monitorare la situazione in modo continuativo».
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