L'ANALISI
11 Gennaio 2022 - 05:30
CREMONA - Il pensionato che ha investito i risparmi di una vita, il cliente che gli investimenti li ha diversificati. Storie diverse, tutti vittime della «maxi truffa» dei diamanti venduti a prezzi gonfiati, scoperchiata nel 2016. Ora, il Tribunale di Cremona ha condannato Banco Bpm nelle quattro cause civili intentate dall’avvocato Fabrizia Sinigaglia per conto dei suoi clienti. Due giudici, Daniele Moro e Luigi Enrico Calabrò, hanno riconosciuto l’inganno. Bpm (banca intermediaria tra cliente e la Intermarket Diamond Business) dovrà risarcire ai risparmiatori truffati «la differenza tra quanto versato e il reale valore della pietra, più il pagamento delle spese legali, degli interessi della rivalutazione, più un contributo a carico dello Stato per la mancata partecipazione alla procedura di mediazione». Parla di questione «molto complessa», l’avvocato Sinigaglia che con il suo staff (le colleghe Fiorella Sangiovanni ed Elisa Fasoli) ha trascinato Bpm in Tribunale dopo aver esperito una mediazione, fallita, però, «perché non si sono neanche presentati».
Funzionava così. «La pietra veniva proposta come un investimento con possibilità molto redditizie qualora venisse tenuta per molto tempo. In realtà, il giorno stesso dell’acquisto, la pietra aveva già un valore di molto inferiore, anche del 50%. Ci sono clienti che hanno comprato una pietra a 10 mila euro, faccio per dire, altri che ne hanno comprate cinque, sei, dieci. C’è chi ha investito 40-60-80 mila euro. Per alcuni, risparmi di lavoro; per altri clienti che avevano in scadenza certi investimenti, la banca ha prospettato nell’acquisto dei diamanti un investimento sicuro. Tra l’altro, venivano mostrate le quotazioni che quotazioni non erano, perché, in realtà, erano prezzi stabiliti dal venditore. Questa attività è andata avanti per anni finché non è scoppiato lo scandalo». Finché si è scoperto che «la pietra acquistata per 10 mila euro e che nel corso degli anni si sarebbe rivalutata in 11-12-13 mila, in realtà valeva 4 mila euro già il giorno in cui si usciva dalla banca dopo l’acquisto». L'avvocato precisa: «La responsabilità non è dei funzionari, che fanno quello è stato detto loro di fare dai vertici. Il problema è che i vertici lo sapevano».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris