L'ANALISI
04 Gennaio 2022 - 09:27
CREMA - Più gli investigatori incastrano i tasselli del mosaico degli indizi e più si rafforza la convinzione iniziale. Vale a dire, che vi sia la stessa mano dietro ai due attentati di giovedì notte: la bomba che ha spazzato via saracinesca e vetrina della pizzeria d’asporto Istanbul Kebab di viale Repubblica e il rogo che ha distrutto la Mini di un carabiniere, nel parcheggio riservato al personale davanti alla caserma. Ciò che sfugge ancora, nelle indagini condotte dalla polizia sul caso dell’ordigno e dai colleghi della caserma Maritano sull’incendio, è piuttosto il filo che unisce i due bersagli.
Se infatti le fiamme appiccate all’auto hanno tutta l’aria di un gesto di sfida verso i carabinieri e non di una ritorsione nei confronti del singolo proprietario; è invece giallo fitto sul perché dell’esplosione che, solo dieci minuti dopo il rogo, ha devastato il locale a due passi dal centro. A poco, per il momento, sono servite le immagini delle telecamere di sicurezza.
Quelle del comando di via Macallé, nella nebbia che avvolgeva il Cremasco la vigilia di San Silvestro, hanno ripreso la sagoma di un uomo, avvicinatosi a piedi alla Mini. E che ha gettato qualcosa sul tettuccio (probabilmente benzina), appiccando quindi il fuoco e venendo pure investito dalla vampata iniziale. Tanto che gli inquirenti non escludono possa aver riportato ustioni. Ma non certo serie, considerata la rapidità con la quale si è subito allontanato.
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