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Omicron, i vaccini non sono responsabili delle varianti del Coronavirus

Le mutazioni sono dovute alla circolazione del virus: ecco perché le accuse mosse alla campagna vaccinale sono immotivate

La Provincia Redazione

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07 Dicembre 2021 - 17:36

Omicron, i vaccini non sono responsabili delle varianti del Coronavirus

CREMONA - La nuova variante Omicron del Coronavirus, individuata per la prima volta in Sud Africa, sta generando allarme anche in Europa. Si è già guadagnata il titolo di voc (“variant of concern” o “variante preoccupante”) non tanto per la sua letalità quanto per via delle sue tante mutazioni, mai viste prima nelle voc già osservate. Ma questa non è che una delle tante varianti che questo virus sta sviluppando, come fa qualunque virus ad intensa circolazione. È normale interrogarsi su cosa sia responsabile della nascita di questi virus mutati e molti danno la colpa ai vaccini. Questa convinzione, oltre ad essere immotivata, è scorretta. Ecco perché.


COSA SONO LE VARIANTI E COME NASCONO

Una variante di un virus è una sua forma alternativa generata da cambiamenti nel suo genoma, ovvero l’insieme di codici che ne descrivono il funzionamento. Il virus si replica all’interno delle cellule che vengono infettate e ogni volta che si riproduce deve riscrivere per intero il suo codice genetico. Quest’operazione, quando viene reiterata, può incappare in errori di scrittura di alcune stringhe di codice che conseguono a delle mutazioni del prodotto finale. La portata di questi errori è varia: in alcuni casi possono essere talmente importanti da non permettere nemmeno al virus di nascere, in altri sono talmente insignificanti da non cambiare quasi per nulla il patogeno e il suo funzionamento. Ma alcuni di questi errori possono far acquisire al virus nuove caratteristiche - quasi dei superpoteri -  come ad esempio una maggiore contagiosità o una superiore resistenza alle reazioni immunitarie.


QUANDO NON C’ERANO VACCINI

Una prova a favore dell’"innocenza" delle campagne vaccinali sulla nascita di nuove varianti risiede proprio nel periodo in cui le precedenti voc hanno iniziato a diffondersi. La variante Alfa ha iniziato a prendere piede in Inghilterra a settembre 2020, così come Beta e Gamma si sono diffuse in Sudafrica e Brasile tra ottobre e dicembre 2020. Stesso discorso vale per la famigerata variante Delta, o variante indiana, di cui si è iniziato a parlare a ottobre dello stesso anno. Cosa accomuna questi periodi? L’assenza di una campagna vaccinale attiva nelle zone in cui si sono sviluppate le varianti, senza contare poi l’altissimo tasso di contagiosità che era presente in quei Paesi durante la fine dell’anno passato.


LE VARIANTI CHE BUCANO IL VACCINO

Un’altra accusa frequentemente rivolta ai vaccini è che questi non proteggano dalle varianti. Questo avviene perché gli attuali vaccini sono disegnati su un ceppo diverso del Coronavirus, ovvero quello originariamente emerso a Wuhan e la variante che si è immediatamente diffusa in Europa all’inizio della prima ondata. Alcune ricerche suggeriscono che lo sviluppo di varianti che bucano la risposta immunitaria indotta dai vaccini si verifichi in presenza di replicazione virale prolungata in contesti di immunità parziale. Ciò significa che queste varianti si sarebbero sviluppate in persone in cui l’infezione è stata per lungo tempo arginata ma non totalmente debellata da trattamenti non risolutivi, come anticorpi monoclonali o plasma immune. L’immunità parziale è molto simile all’immunità sviluppata naturalmente dalla guarigione e sembrerebbe favorire la selezione di varianti pericolose. Ma questo non è il caso dei vaccini anti-Covid, che danno costantemente la prova di ridurre drasticamente le vie collaterali che il virus potrebbe prendere per eludere la risposta immunitaria, per via dell’ampia copertura che assicurano. 


FERMARE LA TRASMISSIONE È LA MIGLIOR SOLUZIONE

Per ora sulla variante Omicron non ci sono certezze. Stando alle osservazioni dei casi soprattutto in Sud Africa, risulta che la diffusione del virus sia più rapida, ovvero passa meno tempo tra il contagio e l’infettività rispetto alla variante Delta. Comunque, in tutti i casi per cui si dispongono informazioni su questa variante, i pazienti sono risultati asintomatici o con sintomi lievi. Tuttavia è sempre ampiamente raccomandata la prudenza. Riducendo la trasmissione virale si ridurrà anche il proliferare di varianti pericolose

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