L'ANALISI
30 Novembre 2021 - 05:05
CASALMAGGIORE - Da gennaio ripartiranno le azioni del Comitato antidroga che già fu attivo nel territorio dell’Oglio Po tra il
1984 e il 1988 e che ora si ricostituisce con una nuova forma. Lo annuncia Fabrizio Aroldi di Martignana di Po, promotore dell’iniziativa che, spiega, «si rende necessaria perché il dramma della droga è ancora molto radicato ma se ne parla molto meno e c’è un gran bisogno di rompere il silenzio e di fare opera di sensibilizzazione». Aroldi ricorda che «nel 1984, vista la situazione preoccupante, alcuni cittadini pensarono di fare qualcosa. Io sono sempre stato attento alla questione, avendo avuto alcuni amici finiti in questa piaga. Da lì abbiamo deciso di costituire il Comitato, a maggio del 1984, nella ex sala civica del municipio di Martignana, dove ora c’è l’anagrafe. In quattro anni abbiamo realizzato diverse iniziative, come presidi sotto i portici con banchetti, incontri pubblici, abbiamo anche realizzato un periodico. L’attività però si concluse, un po’ per gli impegni di tutti, un po’ perché alcuni hanno preso altre strade, ma da quella esperienza abbiamo capito gli sbagli e ora abbiamo deciso di ripartire in modo più organizzato, con un nuovo comitato, coinvolgendo le amministrazioni comunali. Il problema droga esiste e con il Covid il consumo è aumentato: sono cambiate le droghe, i giovani, ma non solo, le usano come se fossero normali, vedi la cocaina. Abbiamo iniziato a programmare il lavoro un anno e mezzo fa e adesso abbiamo compreso che non si può più rinviare nulla».
Il comitato, precisa Aroldi, «non vuole sostituire nessuno, ma dare un segnale, augurandosi che i Comuni accolgano questo contributo. Tutti i paesi hanno dei parchi o dei giardini che purtroppo vengono a volte usati come luogo di spaccio. Noi vorremmo essere presenti in questi spazi, senza disturbare ma per fare informazione sulle conseguenze dell’uso delle sostanze stupefacenti. Non cerchiamo sponsor, ma amici, e abbiamo bisogno dell’aiuto di altre forze per riprendere il filo. La volontà non ci manca, anche per organizzare mostre e conferenze a tema». Per Aroldi è necessario sempre lottare per le cause in cui si crede: «Spesso, quando si vuole intervenire su qualche tema, vengono fatti dei calcoli elettorali, ma io questo non lo faccio. Nella vita, nonostante abbia perso una gamba a causa di un incidente stradale, non mi sono arreso, non ho ceduto alla autocommiserazione, un atteggiamento che non giustifico. Ho lavorato per quasi quarant’anni in fabbrica, mi sono impegnato nello sport e ora vorrei aiutare chi è in difficoltà e che magari, in preda alla disperazione perché ha perso il lavoro, o non riesce a trovarlo, si rifugia nelle droghe. Vorrei essere utile a qualcuno, portando la mia testimonianza che credo possa essere un esempio di credibilità per chi mi starà di fronte. Spesso — riflette Aroldi — i poveri non sono solo gli immigrati ma i nostri giovani e i loro genitori che hanno perso il lavoro. E se è vero che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, io penso che dovrebbe essere aggiunta l’espressione con una retribuzione dignitosa».
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