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Lavori precari e poca tutela: la più colpita dalla crisi è la donna immigrata

Più della metà lavora in sole 3 professioni: collaboratrici domestiche, badanti, addette alla pulizia di uffici ed esercizi commerciali

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

28 Ottobre 2021 - 15:52

Lavori precari e  poca tutela: la più colpita dalla crisi è la donna immigrata

CREMONA - Poco più della metà dei residenti stranieri in Italia è una donna (51,9%) pari ad oltre 2,6 milioni di persone alla fine del 2020.  Più della metà lavora in sole 3 professioni: collaboratrici domestiche, badanti, addette alla pulizia di uffici ed esercizi commerciali (a fronte di 13 professioni per gli uomini stranieri e 20 per le donne italiane) e ben il 39,7% è un'addetta ai servizi domestici o di cura. Concentrata in mansioni precarie e poco tutelate, è lei la più colpita dalla crisi da Covid-19.

Emerge dall'anticipazione del 31° Dossier Statistico Immigrazione, a cura di Idos, in collaborazione con Confronti e Istituto di Studi Politici "S. Pio V", presentato oggi 28 ottobre a Roma.

I DATI DEL DOSSIER. Con collettivi che oscillano dalle oltre 650mila unità delle romene, le circa 200mila di albanesi e marocchine, alle poche unità dei gruppi minori, si contano 198 diverse provenienze geoculturali. Alla fine del 2020, secondo la Rilevazione sulle Forze Lavoro dell'Istat, il 42% degli occupati stranieri è una donna (dato del tutto in linea con quello della popolazione italiana).

Secondo l'Idos con l'imporsi della pandemia e della crisi socio-economica che ne è seguita, in un quadro generale in cui spesso sono tornati ad aumentare i divari tra italiani e immigrati, essere donna e straniera "si conferma fonte di accresciuta vulnerabilità: un doppio svantaggio con chiari riflessi nel tessuto occupazionale".

Se la pandemia ha prodotto un eccezionale calo dell'occupazione (-456mila, -2,0%), infatti, questo ha riguardato innanzitutto gli stranieri (-159mila, -6,4%) e, tra loro, le più penalizzate sono senz'altro le donne (-109mila, -10,0%), che da sole coprono quasi un quarto della perdita totale di posti di lavoro (24%). I dati mostrano dunque un andamento peggiore per le lavoratrici straniere, diminuite in misura più alta sia rispetto agli immigrati uomini (-10,0% a fronte di -3,5%) sia alle donne italiane (-1,6%), che invece risultano colpite in misura simile ai connazionali maschi (-1,3%).

Il loro tasso di occupazione, di riflesso, ha subìto un calo di 4,9 punti percentuali, più che doppio rispetto al -2,2 degli uomini stranieri e otto volte quello delle donne italiane (-0,6, valore in linea con quello dei connazionali uomini), le quali spesso, proprio grazie al sostegno delle lavoratrici straniere riescono a risolvere le carenze del sistema di welfare.
   

In forte aumento anche la quota delle sotto-occupate, ossia le donne che lavorano meno di quanto vorrebbero: nel 2020 sono il 14,0% tra le straniere (erano l'8,1% nel 2019) e il 9,1% tra le italiane. Resta elevata anche la percentuale delle sovraistruite: il 42,3% delle lavoratrici straniere vanta un livello di competenze superiori alle mansioni svolte, una quota, anche questa, nettamente superiore sia a quella delle donne italiane (24,8%) che degli immigrati maschi (27,7%).

Sul calo dell'occupazione femminile straniera ha pesato anche la lentezza con cui procede la regolarizzazione dell'estate del 2020, relativa al settore domestico nell'85% dei casi (a fine luglio 2021 solo il 27% delle domande era giunto a definizione con il rilascio di un permesso di soggiorno).

Le assistenti familiari e le tante lavoratrici del sistema socio-sanitario, conclude Idos, hanno pagato un caro prezzo anche in termini sanitari e di esposizione al contagio da Covid-19. Tra i casi di contagio denunciati dai lavoratori stranieri (il 14,3% del totale nel 2020), 8 su 10 si riferiscono a donne. 

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