L'ANALISI
05 Agosto 2021 - 19:47
CREMONA - Per ora, sono sei i medici residenti nel territorio provinciale sospesi dall’Ordine cremonese. Due di loro, entrambi psichiatri, lavorano nel reparto di Salute mentale dell’ospedale Maggiore di Crema. "La legge parla chiaro – spiega Gianfranco Lima, presidente provinciale dell’Ordine –: la sospensione è valida sino a quando non assolveranno all’obbligo vaccinale. Abbiamo preso sei provvedimenti, mentre in altri casi, dopo le verifiche necessarie, è stato appurato che il medico in questione si era vaccinato in strutture al di fuori del territorio provinciale, dunque la misura non è stata applicata". A Crema, i due psichiatri sono fuori servizio e a stipendio zero, come conferma il direttore generale dell’Azienda socio sanitaria territoriale Germano Pellegata. "Abbiamo preso atto della sospensione da parte dell’Ordine e agito di conseguenza", spiega il manager.
La vaccinazione per gli addetti ai lavori è un obbligo stabilito dal decreto legge numero 44, convertito dal Parlamento a fine maggio. Insomma, anche i più restii hanno avuto due mesi per adeguarsi, dunque tutto il tempo necessario a provvedere. Per questo, nelle ultime settimane sono scattati i provvedimenti a loro carico. Nel periodo trascorso dall’entrata in vigore della normativa, la Regione aveva chiesto informazioni al personale sanitario (non solo i medici, ma anche infermieri e ausiliari) che non risultava ancora immunizzato all’inizio dell’estate: dovevano fornire un certificato di avvenuta vaccinazione, di esenzione, di insussistenza dei presupposti per l’obbligo vaccinale oppure la prenotazione della prima dose. Chi non ha chiarito la propria posizione, è stato invitato a vaccinarsi. Poi, il terzo passaggio, verificato che l’interessato non aveva ottemperato all’obbligo: la segnalazione all’ordine professionale di appartenenza e al datore di lavoro dell’operatore. La legge interessa non solo i dipendenti di strutture pubbliche, ma anche i liberi professionisti o chi lavora in case di cura e cliniche private. Per rientrare in servizio, l’unica strada è dunque quella di sottoporsi alla vaccinazione.
"In prima istanza – chiarisce Lima – la legge prevede che i medici in questione, ma più in generale tutti gli operatori sanitari, possano essere addetti allo svolgimento di altre mansioni non a contatto con i pazienti, ma ciò solo dove è possibile. In seconda battuta, ci sono le ferie forzate. Infine, la sospensione dalla professione senza stipendio. Non è però contemplata la possibilità di licenziamento e la norma ha comunque validità fino al 31 dicembre 2021".
Ad oggi, secondo le stime nazionali della struttura governativa per l’emergenza Covid, gli operatori sanitari non ancora vaccinati sono circa 45 mila. Di questi, i medici non immunizzati sono lo 0,2%. Nell’ultimo periodo sono arrivati i primi ricorsi da parte della categoria contro l'obbligo del vaccino anti-Covid. Fanno riferimento al mancato rispetto del diritto individuale alla salute garantito anche dalla Costituzione. Va però ricordato che la vaccinazione è un requisito fondamentale per esercitare la professione del medico, come ha stabilito anche la Cassazione. Il dettame costituzionale è rispettato dalla norma che obbliga al vaccino anti-Covid: chi lavora a stretto contatto con i pazienti deve vaccinarsi per la loro sicurezza e per quella personale, altrimenti non ci lavora.
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