L'ANALISI
27 Giugno 2021 - 06:15
L'accoglienza dei migranti in aeroporto
CREMA - Una famiglia somala, papà e mamma di 22 e 20 anni, con due bimbi di un anno e di due anni e mezzo. Poi, due giovani provenienti dal Ciad e uno dal Camerun, tra i 25 e i 30 anni. Hanno tutti alle spalle storie durissime e drammatiche, che li hanno costretti a fuggire dai rispettivi Paesi e a tentare più volte di attraversare il deserto e poi il mare, senza riuscirci. Adesso ce l’hanno fatta.
Il loro ingresso in Italia e il conseguente arrivo a Crema, è stato reso possibile dal protocollo d’intesa tra lo Stato e la Conferenza episcopale, che organizza e finanzia attraverso la Caritas i corridoi umanitari. Un progetto che da alcuni anni permette l’arrivo in modo ordinato e sicuro a migliaia di richiedenti asilo in condizioni di vulnerabilità, individuati nei campi profughi di Etiopia, Sudan, Giordania e Niger. Una migrazione controllata, sicura e soprattutto senza rischiare la vita a foraggiare le organizzazioni criminali che lucrano sulla disperazione dei profughi.
L’arrivo dei sette accolti a Crema è avvenuto nei giorni scorsi all’aeroporto internazionale di Fiumicino. Espletate le procedure burocratiche, tra cui un ulteriore tampone che ha evidenziato la negatività di tutti al Covid, sono saliti a bordo del Freccia Rossa alla volta di Milano, dove li attendevano alcuni operatori della Caritas diocesana per accompagnarli in città. «Ho provato un’emozione fortissima – spiega Fabrizio Motta, referente dell’area immigrazione – vedere, al momento dell’incontro nell’hangar a Fiumicino riservato al loro arrivo, la felicità incontenibile di tutti, adulti e bambini, per essere giunti in un luogo sicuro».
Adesso alloggiano in due appartamenti. Li seguono 25 volontari – tra cui alcune giovani famiglie,– dell’unità pastorale di San Giacomo-San Bartolomeo. Un team che si è preparato a questo compito attraverso un percorso di formazione iniziato a metà aprile. «Al di là di un’informativa sul progetto corridoi umanitari – prosegue Motta – è stata approfondita la conoscenza di tutti gli aspetti legali connessi al soggiorno di stranieri in Italia e si sono affrontate preoccupazioni e prospettive rispetto all’esperienza del tutto nuova a cui si stavamo accingendo».
Il gruppo s’è inoltre occupato degli aspetti organizzativi concreti: sistemazione degli appartamenti, approvvigionamento dei beni di prima necessità adeguati alle rispettive abitudini alimentari, predisporre il momento della prima accoglienza. Come previsto dagli accordi con il Governo in materia di corridoi umanitari, i sette sono in quarantena. Per questo la presentazione alla comunità è fissata per domenica 18 luglio, dopo la celebrazione della messa delle 11, nel cortile dell’oratorio di San Bartolomeo.
«Queste persone arrivate in Italia con i corridoi umanitari – sottolinea il direttore della Caritas Claudio Dagheti – non hanno storie molto diverse rispetto agli oltre 600 accolti dalla nostra Caritas dal 2011 a oggi, ma sono la dimostrazione che è possibile migrare senza dover mettere a rischio la propria vita, senza passare dall’inferno libico e senza alimentare mafie e trafficanti È molto positivo che i vescovi abbiano deciso di avviare e sostenere questa progettualità, che consente di dare opportunità concrete di un futuro migliore in modo sicuro e nella completa legalità. La speranza è che tutti i governi scelgano i corridoi umanitari come strumento privilegiato per la gestione dei flussi migratori».
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