L'ANALISI
LA 'NUOVA' CATTEDRALE
04 Luglio 2021 - 20:55
CREMONA - «La nostra splendida Cattedrale, che ogni giorno rinnova in me ammirazione e soggezione, deve ancora realizzare in maniera stabile e definitiva gli spazi liturgici previsti dal Concilio Vaticano II. Se ne parla da decenni in Diocesi, e da 15 anni è in atto quella che doveva essere solo una sperimentazione temporanea: infatti gli attuali gradini dell’altare, dell’ambone (da dove si proclama la Parola di Dio) e della cattedra sono in compensato e polistirolo, posticci e fatiscenti. Di qui l’urgenza di provvedere, anche per motivi di sicurezza»: così il vescovo, monsignor Antonio Napolioni, spiega ragioni e obiettivi del progetto di adeguamento liturgico che ha innescato tra i fedeli reazioni accese e persino aspre.
Quali i criteri che hanno spinto la giuria a scegliere il gruppo dell’architetto Valdinoci?
«La giuria, formata da esperti della Diocesi e della Regione, con la partecipazione – tra gli altri - dei Direttori degli Uffici nazionali CEI per la liturgia e per i beni culturali, e dei responsabili della Soprintendenza competente per Cremona, ha esaminato in due sessioni ben 53 proposte, chiedendo ulteriori approfondimenti per 7 di queste. Vista la complessità e delicatezza della materia, le proposte sono state valutate da diversi punti di vista: inserimento nel contesto storico e architettonico, funzionalità alle diverse celebrazioni liturgiche, valore artistico e culturale (con attenzione alle forme e ai materiali), aspetti tecnici ed economici. La proposta vincitrice è apparsa portatrice di valori aggiunti rispetto alle altre, sulla maggioranza di questi aspetti. La giuria non conosceva i nominativi dei progettisti, appresi solo a selezione conclusa, quando abbiamo potuto prendere atto dell’altissimo livello di competenza, anche accademica, dei vincitori».
Ha letto i commenti sui social? Alcuni sono molto feroci: obbrobrio, cucina di casa, una banca, chiesa dell’astronave di Star Trek.
«Ho letto solo quanto riportato con sollecitudine dal vostro giornale. Certi progetti suggerirebbero anche a me reazioni altrettanto istintive, poi però occorre riflettere. Infatti, la tendenza accreditata oggi in questo campo è quella di non consentire interventi di ‘finto antico’ (che personalmente non avrei escluso), poiché ogni epoca deve esprimersi nell’arte e nella fede secondo i linguaggi che le sono propri. Quindi, è in un certo senso inevitabile inserire qualcosa di “moderno”, o meglio a noi “contemporaneo”, purché sia di valore e si armonizzi efficacemente con un contesto così straordinario. Le foto pubblicate non rendono minimamente ragione di quanto si andrà a realizzare: gli sfondi grigi sono espediente tecnico di chi elabora i rendering, mentre è ovvio che nessun intervento andrà a toccare la muratura e l’apparato iconografico della Cattedrale».
Due messaggi la riguardano direttamente. Il primo: “Sospetto che sia il vescovo del vento nuovo che voglia il cambiamento”. Il secondo: “Ma non è che la ragione di quest'obbrobrio nasce dall'ambizione di qualche vescovo narcisista?”. Cosa risponde?
«Nulla, ringrazio per questo aiuto al mio esame di coscienza, guardo gli occhi delle persone che incontro, i tanti che vengono a parlare con me, e cammino con loro, nel desiderio di andare verso tutti. Sapendo che proviamo a fare, con numerosi e validi collaboratori della nostra Chiesa locale, ciò che da decenni i Vescovi di Cremona ritenevano di dover fare. Ma ci fermeremo in tempo, se dovessimo temere di “rovinare” davvero la Cattedrale. Per il resto, “de gustibus…”».
L'INTERVISTA COMPLETA DI FRANCESCA MORANDI E MARIAGRAZIA TESCHI È PUBBLICATA SULL'EDIZIONE DI LUNEDÌ 5 LUGLIO
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