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L'IMPATTO DEL COVID

Agli ospedali cremonesi la pandemia è costata 20 milioni

Entrate diminuite e costi aumentati per l'Asst. Il direttore sanitario Canino: "A colpirci non è stata solo l’emergenza sanitaria"

Bibiana Sudati

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redazioneweb@laprovinciacr.it

03 Luglio 2021 - 06:00

Agli ospedali cremonesi la pandemia è costata 20 milioni

CREMONA -  La pandemia è costata cara non solo in termini di vite umane, ma anche sul fronte economico, piano con cui la sanità locale deve confrontarsi. Nello specifico, in base alla Relazione di Performance 2020, Asst Cremona ha visto assottigliarsi i propri ricavi registrando rispetto al 2019 una perdita di 19.394.458 euro. La ragione: il crollo del numero dei ricoveri e delle prestazioni ambulatoriali proprio a causa dell’emergenza. Servizi che ha erogato in misura nettamente inferiore anche a quanto previsto dal contratto con Ats Val Padana, arrivando così a subire 23.506.617,91 euro di mancati introiti.

Lo tsunami che si è abbattuto sul territorio ha stravolto nel profondo l’attività e le modalità di fruizione da parte dell’utenza dei tre presidi di cui è composta l’azienda: Ospedale Maggiore, Pot di Soresina e Oglio Po di Casalmaggiore in un anno hanno visto contrarsi i ricoveri del 18%; hanno registrato un calo dei pazienti fuori provincia del 18,4 % e di pazienti fuori regione del 37,26%. Un quadro figlio della sospensione di prestazioni ambulatoriali per esterni, dell’eliminazione di 120 posti letto per permettere la separazione tra pazienti Covid e no-Covid garantendo il distanziamento, e della sospensione degli interventi chirurgici non urgenti. Con la ripresa lenta e graduale delle attività ambulatoriali si è assistito poi alla dilatazione dei tempi di attesa per visite e screening, con conseguente abbassamento della percentuale di rispetto dei tempi medi di attesa che attualmente si assesta al 78%. «Un allungamento temporale dovuto ad agende meno fitte di appuntamenti, scelta necessaria per dare la possibilità al personale di sanificare gli ambienti tra una seduta e l’altra e per evitare assembramenti – spiega il direttore sanitario, Rosario Canino – . Ma a colpirci non è stata solo l’emergenza sanitaria. Ci sono anche altri elementi che hanno determinato una contrazione dei ricavi legati all’attività di ricovero: il ridimensionamento della terapia intensiva neonatale e la sospensione da ottobre dell’attività di ricovero riabilitativa a causa della carenza di organico medico ed infermieristico».


Anche gli accessi ai Pronto Soccorso, e quindi i ricoveri derivanti dal percorso di emergenza urgenza, sono crollati: dagli 80.981 del 2019 ai 56.187 del 2020, con la flessione più pesante rappresentata dai codici verdi, ridotti di 15.492 (passando da 54.913 nel 2019 ai 39.421 del 2020). E se le entrate sono diminuite, i costi sono aumentati, soprattutto quelli relativi al personale che ha inciso per il 109% sui ricavi, poiché vista la grave emergenza in atto si è reso necessario incrementare i contratti libero professionali e interinali per garantire adeguata assistenza sanitaria. Asst Cremona ha ripreso poi in modo graduale l’attività ambulatoriale ordinaria nei periodi «non pandemici», seppur rallentata e condizionata all’inizio dalla necessità di consentire adeguati recuperi psicofisici al personale particolarmente segnato dalla malattia che lo ha coinvolto direttamente in misura significativa (oltre il 16% di positivi). Una ripresa che ha però subito nuovamente una contrazione in autunno, quando Asst è stata direttamente coinvolta non solo nel ruolo di hub, ma anche all’interno della rete regionale a supporto delle aree territoriali più toccate nella seconda ondata. «Ora, lo sforzo che stiamo compiendo è quello di ritornare ai ritmi pre pandemici – sottolinea il direttore sanitario – . Stiamo attendendo le nuove linee guida regionali che ci indicheranno logistica, spazi e misure di sicurezza da adottare».

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