L'ANALISI
27 Giugno 2021 - 18:44
CREMONA - Già alle 7,30 del mattino c’è chi, complice il fresco, ha deciso di onorare la tradizione di San Pietro, una tradizione dimezzata, senza luminarie, senza fuochi d’artificio. Ma la tradizione resiste e un giro a San Pietro lo si fa, anche a rischio di uscirne delusi e un po’ intristiti. Pochi i banchi, disposti in maniera schizofrenica. Il motivo: le improvvise disdette. Il perché? Per capirlo basta chiederlo ai diretti interessati.
«È quarant’anni che facciamo San Pietro, ma un’edizione così fiacca non ce la ricordiamo — afferma Roberto Gardoni col suo banco di cappelli e foulard a inizio viale Po —. È da un po’ di anni che la fiera è in crisi, ma dopo la pausa forzata della ripresa, ci saremmo aspettati maggior partecipazione».
A spiegare il perché della defezione di tanti banchi è Giuliano Morandi che viene da Crema e afferma: «Questo è l’effetto di una serie di sovrapposizioni — afferma —. Con la possibilità di partecipare nuovamente alle fiere, possibilità messa in atto da metà mese, molti degli appuntamenti della prima metà di giugno sono stati recuperati. Solamente in questo fine settimana io avrei potuto partecipare alla fiera di ponte di Legno, a Paderno Dugnano e a Genova. venendo da Crema ho preferito San Pietro, il costo del viaggio è minore. Anche se non so se rientrerò dalle spese, il passaggio è veramente ridotto al lumicino e la gente non ha tanta voglia di spendere». Nella giornata di ieri ai 92 banchi se ne è aggiunta una decina: 102 ambulanti su 217 spazi assegnati... Poco meno della metà.
Maurizio Bertolotti conferma che le sovrapposizioni di diverse fiere ha giocato sulla presenza in fiera: «Possiamo tornare a girare, ma non lo facciamo a costo zero — spiega —. Il Comune per l’allacciamento all’elettricità ci ha chiesto 105 euro, mai come a Piacenza che la tariffa è sui 150 o 180 euro. A questo poi bisogna aggiungere il costo del viaggio e del pernottamento, se poi la gente non c’è rischi di andar via, se va bene, con le spese pagate se non perdendoci. La situazione è delicata, ma
bisogna tener duro. Siamo tornati a girare, ma ora bisogna guardare agli incassi».
Luan Zoto arriva da Varese: «Siamo stati fermi un anno e mezzo, ci sono meno banchi quest’anno. Non si tratta solo di sovrapposizioni con altre fiere — afferma —. Molti ambulanti dopo un anno di stop non hanno proprio ripreso l’attività. È dura, non basta essere su piazza, bisogna avere anche le persone che hanno voglia di spendere. Lavoriamo a spizzichi e bocconi, farò i conti a fine giornata». Mario Zaffagnani e Giorgia Compiani arrivano da Piacenza e raccontano: «Avevamo due piazzole, ma siamo venuti solo con un mezzo. Il motivo? Mancanza di personale... non abbiamo trovato persone che ci dessero una mano. E poi la gente esce, ma non compra, c’è un po’ di paura, soprattutto sull’acquisto del cibo. Noi lavoriamo più la sera, ma sabato c’era la partita e dopo le undici qui era il deserto. Teniamo duro, malgrado tutto». Viviana Allochis: «Io sono una fierista, ovvero non faccio mercati. Essere qui è importante, stare fermi un anno e mezzo è stata dura».
Diego Rossi di Pizzighettone con famiglia di prima mattina era già in viale Po: «Siamo venuti a fare un giro, non pensavamo a tanti buchi. È una fiera un po’ misera, rispetto agli anni scorsoi». Sulla stessa linea sono Carmen Cabrini e Annalisa Gobbi: «È un po’ triste quest’anno San Pietro, forse è in linea con i tempi che stiamo vivendo», dicono.
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