L'ANALISI
13 Aprile 2019 - 08:50
CREMONA (13 aprile 2019) - Insulti, minacce, sputi. Frasi perentorie e inequivocabili. Prima dal vivo e poi sui social. Per intimorire. Perché? Per aver fatto né più né meno che il proprio lavoro. E’ quanto accaduto mercoledì scorso, in mattinata, e ancora nelle scorse ore, a Francesca Morandi, giornalista de ‘La Provincia’, una professionista che da decenni segue la cronaca giudiziaria, a cominciare dai casi più importanti.
Tutto, mercoledì, è capitato nei pressi del tribunale, mentre in aula si celebrava il processo, con rito abbreviato, a Tommaso Fontana, un 40enne militante del centro sociale autogestito Kavarna, che ha sede al Cascinetto, arrestato qualche giorno prima dalla polizia per resistenza, lesioni, oltraggio ai danni degli agenti. Malgrado la presenza di decine di agenti tra forze dell’ordine (polizia e carabinieri) e Municipale, e il fatto che l’intera zona fosse, di fatto, blindata alcuni militanti - solidali con Fontana - si sono avvicinati alla giornalista mentre si dirigeva verso la propria auto. «Infame», «merda», poi tre sputi non arrivati a segno. Infine da uno dei militanti che l’ha seguita per alcuni metri, la frase più pesante: «Guardati alle spalle». Non è finita lì. A distanza di qualche giorno, nelle scorse ore, sui social, Morandi è stata di nuovo oggetto delle attenzioni di alcuni antagonisti. Uno l’ha definita «avanguardia dei pennivendoli di regime nostrani».
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