L'ANALISI
30 Marzo 2023 - 05:30
CREMONA - Mentre la politica prepara la messa al bando, il mondo agricolo, sul tema delle carni sintetiche, chiede pragmatismo e chiarezza.
Il ministro Francesco Lollobrigida ieri ha fatto il punto sulla misura: «L’Italia è la prima Nazione libera dal rischio di avere cibi sintetici. In base al diritto di precauzione l’ambiente e la salute pubblica vanno salvaguardate».
Dopo la farina di insetti, paletti anche sulla carne coltivata. «La linea comune — ha chiarito il titolare del ministero alla Sovranità alimentare — è la difesa della salute. Ma anche la difesa del lavoro, dell’impresa e dell’ambiente. Se noi producessimo cibi in laboratorio, con l’utilizzo di bioreattori, sparirebbe la nostra biodiversità e rischieremmo di andare incontro a un’ingiustizia sociale, con i più poveri che si nutriranno di cibi di bassa qualità, e i più ricchi che continueranno a nutrirsi in maniera adeguata».
I veri protagonisti dello scenario, vale a dire gli imprenditori dell’agroalimentare, hanno le idee chiare: «Quello della carne sintetica — spiega il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti — è prima di tutto un tema politico, è bene che se ne discuta perché riguarda la democrazia alimentare. Sono stato tra i primi a sollevare questo problema. Auspico che su questo sapremo coinvolgere la Commissione europea in un dibattito costruttivo».
Niente ideologie ma concretezza, insomma. Lo stesso concetto che traspare dalla riflessione di Riccardo Crotti, numero uno di Confagricoltura Lombardia e della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi: «Il provvedimento che vieta produzione e immissione non può che vederci in linea di principio concordi. Nessuno, credo, può essere favorevole a una svolta produttiva che guarda primariamente ai laboratori. Andrebbe — precisa Crotti — contro la visione storica d’insieme di Confagricoltura che ha sempre guardato alla salubrità e sanità del prodotto nell’ottica di un interesse primario del cittadino e al fine di tutelare e preservare il patrimonio agroalimentare». Come detto, però, la filiera invita a ponderare ogni mossa, senza cedere alle semplificazioni: «La priorità ora – spiega infatti il presidente regionale – è fare corretta informazione. È necessario che chi sceglie una carne prodotta in laboratorio sappia che si trova di fronte a una produzione ingegnerizzata e, dunque, ben lontana da tutto ciò che noi da sempre garantiamo e promuoviamo, in termini di qualità, con il nostro Made in Italy».
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