L'ANALISI
02 Marzo 2023 - 05:30
CREMONA/CREMA - Il Covid fa sempre meno paura e progressivamente chiudono i luoghi simbolo di una lotta durata tre anni: è il caso di palazzo delle Scintille a Milano, dove nei periodi di picco della pandemia la campagna vaccinale arrivava a 10 mila somministrazioni al giorno; ed è anche il caso del polo nell’ex tribunale di Crema, dove l’ultimo giorno di attività sarà domani. Così, sembrano finalmente appartenere ad un passato che tutti auspicano non ritorni più le convulse giornate in cui si vaccinavano 1.500 persone in 12 ore. Il centro massivo di via Dante potrebbe invece restare dov’è ora, all’interno del polo vaccinale di Asst.
«Il Covid non è finito, ma per fortuna la situazione è assolutamente sotto controllo – evidenzia l’assessore regionale alla Sanità Guido Bertolaso –. Per questo abbiamo ritenuto opportuno chiudere alcune strutture».
Altro segnale di ritorno alla normalità: la Regione, in accordo con il ministero della Salute, ha anche sospeso i controlli anti Covid per i passeggeri dei voli in arrivo dalla Cina. Ma è davvero finita?
Claudia Balotta, infettivologa cremonese, docente della Statale di Milano, a capo del team dell’ospedale Sacco che isolò il ceppo italiano del Coronavirus e prima ancora il virus della Sars, conferma il netto miglioramento della situazione, ma non si sbilancia sul liberi tutti: «Faccio fatica a pronunciarmi sul fatto che la pandemia sia chiusa. Il Centro europeo malattie infettive e l’Organizzazione mondiale della sanità non la danno per finita. Nel mondo ci sono ancora milioni di infezioni, anche a causa di una campagna vaccinale che non è di sicuro stata a tappeto. Certo, qui le cose stanno andando bene, seppur permangono i decessi. Si è raggiunta un’immunità ibrida, riferita a ogni singolo soggetto, che unisce il vaccino al fatto di aver contratto l’infezione. Oggi i più protetti e sicuri sono coloro che hanno ricevuto almeno quarta dose e hanno anche fatto il Covid. In merito alla chiusura degli hub, fidiamoci di quello che le istituzioni decidono e nello stesso tempo stiamo preparati per eventuali misure da adottare in caso di recrudescenza della pandemia».
Da molti mesi, ormai, all’ospedale di Crema non si registrano più polmoniti da Covid, come conferma il radiologo Maurizio Borghetti: «Le epidemie hanno questa evoluzione quando alla formazione di anticorpi nella popolazione per il processo naturale di infezione si unisce la vaccinazione di massa. Questo secondo fattore ha accelerato la protezione della popolazione, evitando molte decine di migliaia di morti in più e il disastro economico. Il virus oggi non riesce più ad entrare nei polmoni, riesce solo a colpire le prime vie respiratorie. Il Covid resta come affezione simil influenzale di queste ultime, se si escludono casi sporadici in persone anziane e particolarmente debilitate».
Intanto, gli ospedali sono tornati ad essere luoghi aperti a tutti: da ieri, l’ingresso ai reparti del Maggiore e dell’Oglio Po è consentito liberamente ad utenti e accompagnatori, sia per effettuare prestazioni sanitarie sia per fare visita ai degenti, negli orari previsti. Resta obbligatorio indossare la mascherina Ffp2 e igienizzare le mani in entrata e in uscita, come misura di contrasto al contagio.
«Accorgimenti mantenuti perché proteggono visitatori, personale medico sanitario e soprattutto i pazienti, anche da altre infezioni» spiega l’Asst.
Altra novità: i neo papà possono stare insieme alle mamme e ai neonati nelle stanze di degenza dalle 8 alle 20. «Questo aiuterà i neo genitori a vivere nel modo migliore l’evento della nascita, soprattutto nei giorni immediatamente successivi al parto – afferma Paola Parma, ostetrica e coordinatrice del reparto –: la mamma avrà la possibilità di condividere i primi momenti di vita del bambino con il suo compagno. Anche per noi operatori è un sollievo e un grande aiuto, ci fa sperare che la pandemia sia finita».
Il desiderio: che non si torni indietro.
Sempre da ieri è possibile fare visita anche a pazienti positivi al Covid-19. Ognuno può ricevere un solo visitatore alla volta, per un massimo di 45 minuti. Quando necessario, potrà essere garantita anche l’assistenza continuativa. Il famigliare o caregiver (preferibilmente sempre la stessa persona) dovrà indossare la mascherina Ffp2 ed eseguire un test antigenico al primo accesso, da ripetere ogni sette giorni per l’intera durata della degenza. I pazienti pediatrici, le donne in gravidanza, le puerpere e le persone over 65enni non autosufficienti possono essere assistiti da un familiare o una persona dedicata anche oltre l’orario di visita (in accordo con il coordinatore infermieristico del reparto di degenza). In questi casi è preferibile che il visitatore o la visitatrice sia sempre la stessa persona.
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