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Antonio Cabrini: «Io, il dolce e Tognazzi...». Simboli della cremonesità

Il campione del Mondo di Spagna '82 domani dalle 15 alla Loggia dei Militi per la Fabbrica del Torrone di Sperlari

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

19 Novembre 2022 - 05:30

Antonio Cabrini: «Io, il dolce e Tognazzi...». Simboli della cremonesità

Il cremonese Antonio Cabrini

CREMONA - È uno dei simboli di Cremona anche se lui si ritrae: «Ma i veri simboli sono Stradivari, Monteverdi, Mina, Tognazzi, non io». Si schermisce, Antonio Cabrini (Cremona, 8 ottobre 1957, allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore, campione del mondo a Spagna '82), domani dalle 15 alla Loggia dei Militi per la Fabbrica del Torrone di Sperlari in occasione della Festa del Torrone 2022.

Cremona l’ha sempre nel cuore?
«Non potrebbe essere altrimenti. Vengo almeno una volta ogni quindici giorni in cascina a trovare mia mamma. Ma i legami con la città non si sono mai interrotti».

Sarà alla Loggia dei Militi per la Sperlari. Il torrone non è proprio un dolce per sportivi...
«Ma è uno dei piaceri che ci regala la tavola cremonese, a cui è difficile sottrarsi e non solo a Natale. È un dolce che mi piace e che ogni volta mi ricorda casa. E poi quando si è in giro per il mondo è uno dei simboli della città. Cremona è la città del torrone».

A proposito di simboli: la festa celebrerà i 100 anni della nascita di Ugo Tognazzi. L’ha conosciuto?
«Fu una sorpresa inaspettata — rivela un aneddoto, Cabrini —. La Cremonese era in serie A e c’era in programma un’amichevole con la Juventus, in cui militavo. Boniperti volle riunirci tutti alla cascina Mancapane. Ad un certo punto arrivò Domenico Luzzara ed era accompagnato da Ugo Tognazzi».

E che impressione ne ebbe?
«Di un grande, che non sosteneva alcun paragone. Un uomo sopra le righe, in tutto. E anche in questo credo stesse la sua grandezza».

A proposito di testimonial di Cremona: ha mai incontrato Mina?
«Sì ed è stata un’emozione. Sono andato anche a trovarla a Lugano, a casa sua».

E in tema di anniversari: quest’anno si celebrano i quarant’anni dal mondiale vinto dall’Italia a Spagna ‘82. Quella vittoria ha fatto entrare lei e tutti gli azzurri di Bearzot nell’olimpo del calcio.
«È bello avvertire l’affetto delle persone nei confronti di chi ebbe modo di dar vita a quell’avventura. La vittoria fu una vittoria meritata, frutto di un gruppo di calciatori e amici».

Ora, proprio alla vigilia dei mondiali, che effetto le fa pensare ad una competizione senza l’Italia?
«Come per tutti, è un gran dolore. Mancini ha fatto un ottimo lavoro sugli Europei, ma oggi è sempre più un’impresa creare una squadra nazionale, i tempi del calcio sono cambiati rispetto all’Italia in azzurro di quarant’anni fa».

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