L'ANALISI
LA RISPOSTA DEGLI ENTI ALLA CRISI
24 Ottobre 2022 - 05:30
CREMONA - Grazie all’acqua, Tina è rifiorita. Originaria di Avellino, da più di 30 anni vive a Cremona. Si è sempre data da fare: dal lavoro in una Rsa a quello di baby sitter, poi sono arrivati i problemi. Non è più riuscita a pagare le bollette. Una mano gliel’ha tesa la Fondazione Banca dell’Acqua, società di mutuo soccorso nata nel 2015 per volere di Padania Acque.
Per missione, aiutare persone con fragilità in situazioni di morosità incolpevole dovuta a disagio economico, lavorativo, familiare e personale, ad estinguere il debito, donando tempo per la comunità. Il servizio idrico non viene interrotto, ma è garantito da ogni ora di servizio 10 euro il prezzo simbolico orario convertita nella prestazione di un lavoro socialmente utile: cura del verde, servizio in una scuola, collaborazione con il mondo del volontariato.
Banca dell’Acqua agisce su tutta la provincia in sinergia con il Comune di Cremona e l’azienda sociale del cremonese, la Comunità sociale cremasca e il Consorzio Casalasco. Tina ha prestato 108 ore di servizio nel negozio di prodotti biologici e gastronomi S-SPESO BENE, gestito dalla cooperativa sociale Radici di Cremona. Ha imparato un nuovo mestiere e intrecciato nuove relazioni umane con l’aiuto di Paola, titolare del negozio, e di Anna, responsabile del progetto sociale.
Prima del Covid, Mimì faceva la badante. Poi tutto si è fermato, la pandemia ha imposto la distanza, lei ha perso il lavoro, le giornate passavano, le bollette aumentavano. Non è più riuscita a pagarle.
Mimì è tornata tra gli anziani: per circa un anno ha fatto le pulizie al centro diurno ‘Al Mirabel’ di Sergnano, centro gestito da Auser. Maria ha invece cucinato in una mensa scolastica.
«Le storie sono tante. Un idraulico che per motivi di salute è rimasto fermo, ha poi pagato il suo debito, continuando a fare l’idraulico per un Comune del Cremasco e ora lo fa da volontario», racconta Alessandro Lanfranchi, ad di Padania Acque, orgoglioso, con il presidente Cristian Chizzoli e con Angelo Mantovani, presidente della Fondazione, del progetto. «È una esperienza unica in Italia, l’abbiamo fatta conoscere anche in Europa. Ci hanno detto: ‘Bravi’».
«Un baratto sociale per far recuperare la dignità, perché è giusto aiutare le persone in difficoltà», sottolinea Lanfranchi. Dal 2017, ovvero da quando l’attività della Fondazione è iniziata operativamente, «sono stati conclusi, con successo, circa 240 progetti di aiuto e recupero sociale. Molti percorsi non finiscono una volta estinto il debito, perché lasciano un valore non quantificabile di riscatto, integrazione e fiducia», precisa il presidente Mantovani. Nei primi mesi di quest’anno, i percorsi già partiti sono una quindicina.
Banca dell’Acqua funziona così. «I servizi sociali dei Comuni, d’intesa con il Gestore del Servizio Idrico – spiega Lanfranchi rilevano e identificano i casi che necessitano di auto. L’assistente sociale predispone una specifica scheda di assegnazione. Viene predisposto un progetto di attività formativa, lavorativa e di relazione per ogni caso, identificando anche un soggetto ospitante, il Comune o una società del terzo settore».
Il Comitato etico della Fondazione valida ambiti e modalità di azione del progetto cucito addosso alla persona da aiutare. «Progetto e sua validazione vengono comunicati al Comune di residenza della persona e del soggetto ospitante». La persona sottoscrive uno specifico contratto sociale.
«Tutti, anche chi è in difficoltà, ha dei talenti da mettere a frutto», rimarca Lanfranchi. Concetti che vengono ribaditi anche dal presidente Chizzoli. «Sviluppiamo questa iniziativa in collaborazione con i Servizi sociali comunali e dei vari ambiti provinciali, Cremona e territorio e poi Casalasco e Cremasco. Un modo per garantire un aiuto a chi è in difficoltà oggettive e incolpevoli. Senz’acqua non si può vivere dignitosamente, noi cerchiamo di favorire il percorso che porta queste persone a ritrovare la dignità. La Banca era nata come sperimentazione, ma negli anni è diventata un costante, un sistema apprezzato dai Comuni e dalla nostra stessa società. Le persone ritornano con il tempo a poter pagare la bolletta, ma soprattutto rientrano a pieno titolo all’interno della società, da cui magari erano uscite proprio per i gravi problemi economici. Sappiamo di diversi casi che ritrovano un equilibrio continuando poi a prestare la loro opera di volontariato nelle realtà dove effettuano i lavori socialmente utili. In questa fase incrementeremo le dotazioni di Fondazione, nella situazione economica in cui ci troviamo possiamo aspettarci un aumento del bisogno e di conseguenza delle morosità incolpevoli».
Lo spirito di Banca dell’Acqua è racchiuso in citazione da «Le città invisibili» di Italo Calvino (pubblicata sul sito): «D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda».
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