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FINE SETTIMANA DA INCUBO

Al Cremona circuit due morti in un weekend: «Alla guida il rischio è costante»

Il giornalista di Skytv Meda: «Un’incredibile concentrazione di sfortuna perché normalmente nei circuiti le prescrizioni vengono osservate». Commentano anche i responsabili della pista: «Siamo increduli ma l'errore umano è stato determinante»

Andrea Setti

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asetti@laprovinciacr.it

11 Ottobre 2022 - 05:25

Al Cremona circuit due morti in un weekend: «Alla guida il rischio è costante»

SAN MARTINO DEL LAGO - «Per quello che conosco della dinamica penso che i due tragici incidenti nel fine settimana al Cremona Circuit siano il frutto di una incredibile quanto terribile concentrazione di sfortuna». Così commenta Guido Meda, il giornalista e conduttore di Skytv, «voce e cuore» di innumerevoli dirette dai circuiti del motociclismo mondiale. Meda conosce il Cremona Circuit così come decine di altri impianti di gara e prova.

Guido Meda

IL FATTORE RISCHIO

«Purtroppo, nonostante tutte le precauzioni, l’omologazione dei circuiti e il rispetto delle norme, il rischio di un incidente è insito nel nostro sport — continua Meda —, è un fattore ineliminabile. Però, ripeto, i due schianti degli ultimi giorni fanno parte di eventi che sfuggono all’applicazione di qualsiasi norma. Certamente è importante che tutto venga messo in campo per evitare tragedie del genere: strutture adeguate, preparazione psico-fisica dei motociclisti, serietà nell'organizzazione delle manifestazioni. Per quanto concerne i circuiti occorre dire che le prescrizioni vengono osservate e sulle piste sono stati da tempo adottati gli accorgimenti e le soluzioni che limitano fortemente i rischi. Per quanto concerne i piloti è evidente che la strada sia più pericolosa della pista dove si gira con tutto quanto attiene alla sicurezza. Il numero delle moto presenti nello stesso turno, inoltre, non è mai quello per cui i circuiti sono omologati: sono sempre meno, per evitare problemi di sovraffollamento».

TRAGICA FATALITÀ

Insomma, il pesante bilancio al Cremona Circuit non appare imputabile a un eventuale mancato rispetto delle regole. «È come se sulla stessa pista a distanza ravvicinata morissero due sciatori: uno perché precipita in un burrone, l’altro perché si schianta contro un albero. Dovremmo forse dare colpa alla montagna?», conclude il telecronista Sky.

LA DINAMICA NELLE RIPRESE VIDEO

«Quello che è successo domenica è la replica dell’incidente capitato a Marco Simoncelli, con una differenza: il campione venne colpito alla testa mentre il ragazzo caduto qui al circuito è stato travolto da una moto che gli è passata sull’addome». Alessandro Canevarolo, responsabile del Cremona Circuit, è rientrato domenica sera dall’estero e ha subito visionato le registrazioni video dei due incidenti. «Nel caso di sabato, si vede il pilota, alla guida di una Yamaha R1 1000, che stava percorrendo un rettilineo si è girato indietro a guardare, forse per aspettare un amico. Quando si è rigirato in avanti, si è spaventato e ha ‘pinzato’ troppo il freno ed è scivolato a terra. Avrebbe avuto il tempo di frenare per affrontare la curva, ma è stato troppo brusco».

Alessandro Canevarolo

Il video è stato visto anche dai parenti del 48enne deceduto. Era da solo mentre correva e i famigliari hanno preso atto dei fatti così come purtroppo sono avvenuti vedendo le immagini. «Il 23enne, invece, è scivolato mentre stava percorrendo una curva a destra. Purtroppo il motociclista che lo seguiva non ha potuto schivarlo. La Cremona Soccorso è stata tempestiva e a Cremona il ragazzo è stato operato, ma ha subito due arresti cardiaci». Resta «l’incredulità, ma si tratta di eventi legati ad errori umani, che possono avvenire ovunque. E non si può dire che non conoscessero la pista. Il primo aveva girato tutto venerdì e sabato fino alla caduta. Lo stesso il secondo, sempre da venerdì».

A chi ipotizza che in pista vengano fatte correre troppe moto, Canevarolo replica: «Il massimo è di 52, perché quello è il numero per cui il circuito è omologato e oltre non si può andare. Quando ci sono delle gare, il massimo è 42, un numero inferiore per evitare che ci siano dei doppiati. Una decina di anni fa in pista scesero tre giornalisti. C’erano solo loro, eppure si scontrarono tra loro».

SANDRINI: «SERVONO CAPACITÀ»

Per Bruno Sandrini, organizzatore di prove libere e di gare – come il Trofeo Moto Estate che si è corso al Cremona Circuit – «quando si scivola e capita che vi sia una moto nelle vicinanze, il rischio di incidente grave c’è. Fortunatamente è una tipologia non così frequente. È chiaro che il rischio aumenta con l’aumentare del numero delle moto in pista». Al di là di tutto, comunque, continua Sandrini, «nel motociclismo chi corre in pista, con mezzi che arrivano ai 300 all’ora, deve accettare la possibilità di farsi male.

Bruno Sandrini

È un po’ la stessa cosa che accade a chi fa alpinismo e si rende conto che ha la possibilità di cadere. La stessa cosa per chi fa parapendio e altri sport pericolosi. L’incidente su un circuito, che abbia anche tutti i canoni di sicurezza perfettamente rispettati, è da mettere in conto». Un’altra questione è legata alle capacità di chi guida le moto: «Personalmente eviterei di dare in mano certi mezzi a determinate persone, ma non lo si può impedire. È come la persona di settanta o ottanta anni che guida una Ferrari: avrà gli stessi riflessi di una persona molto più giovane? C’è da dubitarne». 

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