L'ANALISI
04 Luglio 2023 - 05:20
QUINTANO - C’è anche una società che ha sede in paese tra quelle messe nel mirino dalla Guardia di Finanza di Brescia nella maxi operazione anti frode fiscale scattata ieri mattina. Indagini complesse e approfondite hanno rivelato un sistema basato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. L’ammontare totale delle frodi accertate supera i 160 milioni di euro, di cui oltre 26 milioni rappresentano l’Iva evasa.
Nel complesso, gli indagati sono 80, tra cui 21 stranieri. Inoltre risultano coinvolte 48 società. I militari del nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia e della compagnia di Rovato, con il coordinamento della procura distrettuale della Repubblica di Brescia, hanno eseguito provvedimenti di custodia cautelare personale nei confronti di dieci persone, di cui sei sono finite direttamente in cella, mentre le altre quattro si trovano ora agli arresti domiciliari. Sono tutti indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
«La società di Quintano – chiarisce il colonnello della Gdf Salvatore Tramis – era uno degli anelli finali della catena, formata da società cartiere che emettevano fatture per operazioni inesistenti e da altre società filtro».
L’operazione è ovviamente solo all’inizio e potrebbe portare presto ad altri sviluppi. Non è escluso nemmeno che vi siano altre società del territorio e dunque imprenditori cremaschi, coinvolti. La Guardia di finanza ha già effettuato numerose perquisizioni nelle province di Brescia, Roma, Torino, Bergamo, Verona, Mantova, Udine, Cuneo, Monza-Brianza e Como. Durante queste indagini, che si avvalgono anche delle unità specializzate conosciute come ‘cash dog’ (cani addestrati a individuare denaro contante nascosto per evitare i controlli alle frontiere), è stata eseguita una confisca preventiva di oltre settecentocinquantamila euro.
Questa operazione è solo l’ultima in ordine di tempo messa a segno dalle Fiamme Gialle per il contrasto alle false fatturazioni. Tra le più recenti e complesse, va ricordata ad esempio quella portata a termine dal nucleo di Vicenza dieci mesi fa nei confronti di nove persone, accusate appunto di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, oltre che di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, dichiarazione fraudolenta e omessa dichiarazione ai fini dell’Iva. In quel caso era stato smantellato un sistema di frode sui carburanti. Era stata accertata l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di circa 600 milioni di euro, consentendo notevoli profitti sia agli acquirenti finali, i titolari delle cosiddette pompe bianche, stazioni di servizio indipendenti esterne al circuito delle maggiori compagnie di distribuzione di carburante, sia agli intermediari. Il tutto andava anche ad alterare la regolare concorrenza del mercato.
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