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CREMA: SABBIONI, CAPPUCCINI ADDIO

I fedeli sconvolti: «Non portateci via i nostri cari frati»

Conto alla rovescia per la chiusura dello storico convento francescano. I parrocchiani in coro: «È un colpo al cuore, sono l’anima del quartiere»

Dario Dolci

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redazione@laprovinciacr.it

10 Maggio 2023 - 05:10

convento

CREMA - I Sabbioni senza i frati Cappuccini sono come il Louvre senza la Gioconda, il presepe senza Gesù bambino, Milano senza lo stadio di San Siro, la pizza senza la mozzarella. I Sabbioni senza i frati Cappuccini sono qualcosa che non esiste, almeno nell’immaginario di chi nel quartiere è nato e ha vissuto. La notizia che entro tre anni il convento verrà chiuso per la progressiva carenza di frati (oggi sono quattro) ha sconvolto gli abitanti. Fedeli, fedelissimi e anche non. Increduli, affranti, disorientati. Arrabbiati. «Quando l’ho saputo – afferma Gigi Abbondio – non ho dormito tutta la notte. È vero che da un po’ girava questa voce, ma sentirselo confermare è stato uno choc. Prima della riunione del consiglio pastorale, nella quale è arrivata la comunicazione, ho visto il ministro provinciale dei cappuccini lombardi, padre Angelo Borghino. Mi è sembrato molto freddo; lui parlava di numeri, noi di comunità. Sono nato e cresciuto ai Sabbioni, faccio parte della corale e del gruppo Caritas, ho sempre frequentato la parrocchia. Per il nostro quartiere, i frati sono un punto di riferimento. Ci hanno detto che se andranno entro tre anni, ma potrebbe succedere molto prima. So che il vescovo Daniele Gianotti farà di tutto affinché possano rimanere».

Chi con i frati ha trascorso una vita è Umberto Cremonesi, memoria storica del convento. «Ho fatto il chierichetto, poi il maestro di dottrina, quindi il confratello e il cerimoniere. Ho fondato la società di calcio San Francesco, dopo che padre Gianluigi Rota, il primo parroco nel 1956, aveva trasformato l’orto del convento in un campo da calcio. Sentirsi dire che i cappuccini se ne andranno dai Sabbioni è un colpo al cuore. I Sabbioni hanno dato tanti frati alla Chiesa: da Demetrio Patrini a Gaudenzio Barbaglio, da Eugenio Perolini a Umberto Patrini, fino ai fratelli Innocenzo e Marino Pacchioni. Questa lunga storia non può finire così». Nel quartiere, nessuno accetta la notizia: «I nostri avi – commenta Ester Casali – hanno lottato molto per avere la parrocchia dei Sabbioni. Adesso è nostro dovere fare in modo che i loro sforzi non siano vani. Dobbiamo essere tutti uniti per difendere la presenza dei nostri frati. Anche se la decisione è già stata presa, partecipiamo numerosi all’assemblea che si terrà venerdì 19 nella sala Filippo Neri con il parroco Tommaso Grigis e con il vescovo».

A invitare a non demordere è anche Massimo Piloni: «Il convento è un’istituzione, è la storia dei Sabbioni. Non si tocca. Bisogna fare di tutto per difenderlo». Corrado Brindani è molto eloquente nel descrivere il suo stato d’animo: «Sono disperato. Anzi, in lutto stretto. Il convento, la parrocchia e l’oratorio sono il simbolo della nostra comunità e la sintesi dei valori che ci hanno sempre accompagnato». La chiusura è un peccato per Luigi Nichetti, altro sabbionese doc: «I cappuccini sono da sempre il faro della comunità. Il contesto in cui loro operano rappresenta un luogo sano e sicuro per famiglie, ragazzi e bambini. Se dovessero andare via, sarebbe davvero un grosso peccato». Difficile da assolvere, per chi ha vissuto qui.

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