L'ANALISI
06 Maggio 2023 - 05:20
CREMONA - Otto vittime ‘catturate’ in Rete nel 2022. Vittime giovanissime con una età inferiore ai 12 anni di età. È allarmante il dato relativo alla provincia di Cremona, diffuso dalla Polizia postale ieri, Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. L’età delle «prede» si è abbassata molto, come ha evidenziato il sostituto commissario Alberto Casarotti, responsabile della Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Cremona.
Ma ciò che allarma ancora di più è che gli otto casi denunciati sono stati scoperti dai genitori e non perché i figli si siano confidati con mamma e papà. Dunque, quei numeri potrebbero essere solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che per timore e pudore spesso non arriva alla denuncia. Non solo. I reati sono schizzati in piena pandemia, durante il lockdown con figli e genitori chiusi in casa, fuori lo spettro della morte: il Covid.
«Questo tipo di reati è aumentato perché i ragazzi hanno interagito a lungo con gli strumenti informatici». Per questo, dallo scorso anno i poliziotti vanno a tenere lezioni sulle trappole della Rete — dall’adescamento al cyberbullismo — non solo agli studenti delle superiori e delle scuole medie, ma anche di quinta elementare. Incontri allargati ai genitori. Da qui l’appello alle famiglie e alle scuole di tenere le antenne alzate.
Nel 2022, gli investigatori della Polizia postale hanno effettuato 13 perquisizioni. Undici le persone indagate e una finita in manette per detenzione di molto materiale pedopornigrafico. Tre, invece, le estorsioni sessuali scoperte. Le vittime ricattate avevano meno di 18 anni.
L’impegno della polizia postale è quotidiano per la tutela dei minori da ogni forma di rischio cibernetico. Il sostituto commissario Casarotti ha spiegato che lo scorso anno «sono stati portati a termine 54 incontri in tutte le scuole di Cremona e provincia organizzati da enti e comuni». Vi hanno partecipato 7.500 in tutto.
«Attenzione a chi si nasconde dietro un falso profilo di Instagram per adescare minorenni». L’allarme non è nuovo. Ed ogni occasione, scuole, convegni, è buon per rilanciare l’appello. Ai genitori «che devono avere accesso al telefono dei figli e controllarlo a sorpresa, periodicamente».
Alle potenziali vittime, perché ‘basta un click ed è già troppo tardi’. E allora, «dobbiamo stare attenti a quello che postiamo», perché «se la Rete è fantastica, in quanto ci mette in contatto con il mondo, non sempre dietro a quel click sappiamo chi c’è: non tutte le persone che conosciamo sui social sono sincere». C’è chi si spaccia per un coetaneo e, invece, è un adulto. C’è chi adesca. «Evitare di chattare con sconosciuti e di non fidarsi di chi si presenta come amico di amici o parenti. Alle persone che non si conoscono non bisogna mai dare dettagli che possano fare risalire alla propria identità». C’è «chi ci promette di diventare famose, magari attraverso un concorso per modelle».
Insomma, basta un errore, «come una foto magari un po’ intima» per causare tragedie. Con le vittime che tendono via via ad isolarsi, ad annullare la propria personalità. Fondamentale è «rivolgersi con serenità a famiglia, scuola e alle forze dell’ordine».
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