L'ANALISI
21 Aprile 2023 - 05:10
CREMONA - Il volontariato tradito. Sono ben 71 le realtà del terzo settore che hanno sede in provincia escluse quest’anno dalla possibilità di ottenere i fondi del cinque per mille, derivanti dalla scelta al momento della dichiarazione dei redditi. Un duro colpo per molte realtà del variegato mondo no profit che non hanno ovviamente scopo di lucro e utilizzano queste risorse per coprire le spese di gestione e l’organizzazione di iniziative. Fortunatamente non tutto è perduto. Come sottolinea Mario Cassi, dell’associazione culturale l’Araldo di Crema. «Siamo stati esclusi, è vero, probabilmente per un problema di carattere tecnico, avendo noi presentato la domanda come ogni anno, seguendo l’abituale procedura e confermando la documentazione allegata in passato. Non avevamo mai avuto problemi, poi, all’improvviso, a gennaio ci è arrivata la comunicazione dell’esclusione. A quel punto ci siano rivolti al Centro servizi per il volontariato di Crema, dove abbiamo trovato persone di grande disponibilità e cortesia. Sono stati loro a darci una mano nel rivedere la modulistica e nel ripresentare la domanda. A breve dovrebbe concretizzarsi la riammissione nell’elenco delle associazioni beneficiarie del cinque per mille».
Sono proprio le realtà da anni sulla breccia quelle che sono state colte maggiormente di sorpresa (l’elenco è stato diffuso nei giorni scorsi dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali). In passato non avevano mai avuto problemi. Quest’anno qualcosa è andato storto. A quanto si è appreso ciò è avvenuto per due motivi. La mancata riforma del Terzo settore ha di fatto tolto a molte associazioni la possibilità di ricevere finanziamenti attraverso la ripartizione dell’Irpef ad opera dello Stato, ma il problema principale è di natura statuaria. Per essere ammessi all’elenco bisogna trasformarsi in Ets (Enti del Terzo settore). Il mancato completamento della riforma ha fatto sì che molti soggetti non abbiano completato le relative modifiche. Tra gli esclusi a livello provinciale c’è un po’ di tutto, associazioni che operano nell’ambito sociale, ma anche realtà culturali.
A quest’ultima categoria appartiene il gruppo di Torre de’ Picenardi, guidato da Aldo Falli. «Per me e per la mia associazione la cosa non cambia certo le carte in tavola. Sono variate alcune regole e abbiamo scelto di non adeguarci. Andremo avanti nelle nostre iniziative con il sostegno degli sponsor che di volta in volta ci affiancano. Siamo conosciuti e apprezzati sul nostro territorio per quello che facciamo e questo è sufficiente». Nessuna intenzione di ripresentare la domanda. Per le piccole associazioni locali i contributi ottenuti attraverso il cinque per mille ammontano sovente a poche centinaia di euro. Cifre, che possono comunque spostare gli equilibri di bilancio delle realtà del no profit. Ci sono anche delle scuole nell’elenco degli esclusi, ad esempio un nido privato che ha sede in città. Poi delle materne paritarie, soprattutto nel Cremasco, come la Fondazione Calleri Gamondi di Pandino, gli asili di Ombriano e quello di San Bernardino a Crema e quelli don Conti di Sergnano e Benvenuti di Montodine.
In gioco ci possono essere anche importanti aiuti a livello sociale, a garanzia delle famiglie, come appunto nel caso delle materne, ma anche degli anziani e delle persone con disabilità. Senza dimenticare servizi come quelli del Centro tutela diritti del malato Anna Rossi, che ha sede a fianco dell’ingresso dell’ospedale Maggiore, o di ‘Siamo noi onlus’, gruppo che ha garantito 91 mila ore di presenza negli hub vaccinali anti Covid della città.
«C’è stato il subentro di una norma ministeriale che ci costringe ad una modifica dello statuto – sottolinea Claudio Bodini, presidente della onlus –: questo è uno dei motivi per il quale non siamo ancora riusciti ad iscrivere l’associazione al registro nazionale che ci permette di accedere al cinque per mille. Questa novità è emersa a ridosso dei tempi di presentazione della domanda. Per noi il cinque per mille è fondamentale: si tratta del nostro unico sussidio dal punto di vista finanziario per gestire le attività dell’associazione. Paghiamo le assicurazioni dei volontari, ma anche le divise e le attrezzature che doniamo. Il problema ulteriore sarebbe poi l’esclusione delle associazioni di volontariato che non sono iscritte al registro nazionale terzo settore dalle attività istituzionali, cosa che ci potrebbe precludere la possibilità di fare volontariato dove siamo attualmente operativi, ad esempio in pronto soccorso o nell’assistenza agli anziani. Per fortuna, il tempo per rimediare c’è».
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