L'ANALISI
04 Aprile 2023 - 05:15
AZZANELLO - Cinghiali, il pericolo sempre più alle porte. Il metro della situazione critica nel racconto di Graziano Locatelli, imprenditore agricolo azzanellese che ha fronteggiato la minaccia sull’uscio di casa, non senza timori: «Dopo la semina ci siamo trovati coi campi devastati. Pensavamo fosse passato un gigantesco aratro, poi abbiamo visto una quarantina di esemplari».
L’appello: «Situazione insostenibile. I dipendenti sono intimoriti quando devono raggiungere i campi e nelle riserve delle Lanche i ciclisti e gli escursionisti rischiano grosso. Ci sono colleghi che si sono ritrovati due o tre ettari rasi completamente al suolo. Non possiamo più aspettare». La competenza territoriale è del Parco Oglio Nord. Luigi Ferrari, il presidente dell’ente di tutela, non si tira indietro: «Massima disponibilità a collaborare con la provincia al di fuori delle aree protette. Siamo di fronte a un’emergenza che rischia di sfuggire di mano e agire subito, collaborando tutti insieme, è l’unica soluzione. Dal canto nostro abbiamo avviato un censimento per chiarire il numero preciso dei cinghiali e fornire quindi un dato ulteriore di valutazione».
La buona notizia: le doppiette sarebbero già pronte. A breve, si spera, anche in azione: «Abbiamo visto una crescita dei volontari che hanno dato la loro disponibilità, arrivando a quota sessanta selecontrollori – ha annunciato ieri mattina il presidente della provincia Mirko Signoroni a margine di un incontro in prefettura –. Gli abbattimenti partiranno dando priorità alle zone che ci sono state segnalate come maggiormente critiche».
I ritmi riproduttivi elevatissimi, l’assenza di predatori, la voracità dell’animale e il pessimo rapporto con campi e argini sono solo alcuni dei problemi all’ordine del giorno nella lotta ormai quotidiana tra ambienti antropizzati e cinghiali. Ma nemmeno i più gravi. La Peste suina africana, infatti, è il vero nemico e, infatti, quella che inizialmente si poteva definire una minaccia ambientale oggi è ritenuta, a tutti gli effetti, un pericolo per la salute pubblica. L’unica freccia all’arco del Cremonese, per ora, pare essere un serio piano di contenimento basato sul doppio strumento degli abbattimenti e delle recinzioni. Queste ultime, però, si sono rivelate in territori limitrofi non decisive e spesso installate con tempistiche tardive.
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