L'ANALISI
19 Marzo 2023 - 05:10
OFFANENGO - La priorità adesso è quella di ottenere la cassa integrazione straordinaria – l’incontro da remoto tra sindacati, Regione e ministero sarà mercoledì –: nel frattempo i lavoratori chiedono anche garanzie alla proprietà sul pagamento dei salari. In primis quello di marzo. «In terza battuta ci sono da risolvere i problemi legati alla carenza di liquidità per versare trattamenti di fine rapporto e altre competenze per coloro che si sono licenziati e per tutto il resto del personale», hanno spiegato ieri Giovanna Gaudenzi e Paolo Piloni, i sindacalisti di Fim Cisl Asse del Po e Fiom Cgil che seguono la vertenza della I.M.L. I
l presidio organizzato dalle 10 davanti ai cancelli dell’azienda è stato pensato proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sorte della settantina tra operai e amministrativi rimasti, degli 82 in forza a inizio anno.
Come noto ormai da una settimana, I.M.L. ha annunciato la cessazione della produzione e la conseguente messa in cassa integrazione del personale. La richiesta degli ammortizzatori sociali punta a tutelare i dipendenti sino a fine anno. Fanno eccezione otto, nove persone della divisione commerciale che rimarrà attiva.
Fondata nel 1947, la I.M.L. è una delle aziende storiche del Cremasco e del paese. Negli anni d’oro era arrivata a contare 350 dipendenti. Poi un lento e costante declino. Da lungo tempo è specializzata nella produzione di meccanismi per raccoglitori ad anelli e schedari. I dipendenti abitano in larghissima parte tra Offanengo, Crema e i dintorni.
Domani, all'Associazione Industriali a Cremona, sindacati e proprietà torneranno ad incontrarsi in via informale proprio per fare il punto sulla liquidità e sulle prime incombenze.
«Il nostro lavoro in questa fase deve anche cercare di capire di che professionalità ha bisogno il territorio, perché è evidente che anche le aziende del Cremasco vadano sensibilizzate in merito al futuro di questi lavoratori» ha sottolineato o Gaudenzi.
Se la cassa straordinaria verrà concessa, la stessa sarà abbinata ad un percorso di riqualificazione degli stessi operai. «Ci sono figure generiche che avranno bisogno di questa formazione – ha aggiunto Piloni – altre che potrebbero avere più facilità nel ricollocarsi».
Per l’ammortizzatore sociale, servirà un decreto ad hoc del governo, per questa ragione il sostegno di tutte le forze politiche del territorio e l’appoggio della Regione è fondamentale.
La precedente crisi della I.M.L. risaliva al 2005, quando l’azienda aveva siglato un contratto di solidarietà, riuscendo però a risollevarsi nel giro di un anno. Oggi invece si è arrivati alla chiusura definitiva. Un mercato di nicchia, la mancanza di scelte innovative e di investimenti in nuove produzioni, la concorrenza estera e soprattutto il caro energia. Questa serie di fattori ha dato il colpo di grazia ad una realtà storica. Ora, l’incertezza pesa sul futuro di decine di famiglie.
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