L'ANALISI
04 Marzo 2023 - 05:25
CREMONA - Si dice che di solito si ha paura di ciò che non si conosce. Dunque quali strumenti migliori dell’informazione e della divulgazione per conoscere e comprendere una specie che fa parte del territorio fin dal Medioevo e che spesso viene demonizzata a causa di una comunicazione poco mirata. «Come comportarsi in caso di contatto od avvistamento di lupi» è il titolo del convegno tenutosi giovedì sera al teatro Monteverdi: non solo un vademecum, ma un viaggio scientifico all’interno di questa specie, per comprenderne origini, habitat e comportamenti e, perché no, per sfatare qualche falso mito.
Ad esempio l’idea che il lupo possa cacciare l’uomo. In realtà si tratta di un animale elusivo che tendenzialmente rifugge l’uomo, ma esistono ugualmente accorgimenti per affrontare un eventuale incontro. Assolutamente da evitare è il disturbo del lupo mentre si alimenta, così come è consigliato stare lontani dalle tane.
In generale, meglio farsi notare, possibilmente facendo rumore, ricordando che un eventuale avvicinamento del lupo è probabilmente dato da cibo o rifiuti organici nei paraggi. Nel caso, raro ma possibile, di un attacco è sconsigliato fuggire: meglio arretrare lentamente, cercando di spaventare l’animale. Ovviamente il lupo è un animale potenzialmente pericoloso, ma come emerso dal convegno, il contatto e soprattutto l’attacco nei confronti dell’uomo è statisticamente improbabile. Anche in presenza di cani, dato che i casi di aggressione sembrano essere in gran parte spiegabili da un’inadeguata gestione dell’animale da parte dei padroni.
Dunque il lupo non è cattivo, ma nemmeno buono. «Da professionisti nell’ambito veterinario — ha spiegato il moderatore Nicolò Mirco Bissolati — siamo mossi da una consapevolezza etologica più che dai sentimenti». Davide Persico, naturalista e docente all’Università di Parma, ha illustrato l’ecosistema della Pianura Padana ed il ruolo del lupo, mentre il veterinario Gianmaria Pisani ha trattato il tema della comunicazione con la fauna selvatica neo arrivata. Spazio anche ad un’analisi delle modalità di arrivo del lupo nel territorio cremonese, curata dal tecnico faunistico Luigi Molinari, del Wolf Apennine Center, e all’intervento del vicecomandante della Polizia provinciale, Marco Sperzaga, che ha spiegato le tipologie di intervento adottate per preservare l’equilibrio tra il lupo e la popolazione. Tema, quello della coesistenza e delle relative azioni per renderla possibile, affrontato anche da Elisabetta Rossi, di Regione Lombardia.
Teatro Monteverdi praticamente sold out, a testimonianza dell’interesse. Innanzitutto, quanti sono i lupi sul territorio cremonese? E soprattutto, dobbiamo davvero temerli? Secondo una stima di Persico, in base ad un lavoro sul campo orientato dalle notizie di avvistamenti, nel cremonese sono presenti dai cinque ai sette lupi. Un branco, i cui spostamenti si possono circoscrivere in un’area compresa fra sei comuni: Motta Baluffi, Stagno Lombardo, Pieve d’Olmi, Torricella del Pizzo, Gerre de’ Caprioli e San Daniele Po. Una superficie la cui estensione, per questioni territoriali della specie, rende praticamente impossibile la presenza di altri esemplari o branchi.
Il lupo è un animale selvatico e, di conseguenza, è decisamente più probabile che possa fuggire alla presenza di esseri umani piuttosto che decida di attaccarli. Un atteggiamento, emerge dal convegno, spiegato dal darwinismo: la persecuzione dell’uomo verso la specie ha infatti portato l’animale a perdere il comportamento confidente nei confronti dell’essere umano. Sperzaga da una parte ha invitato a non cedere all’allarmismo, ma ha comunque evidenziato la necessità delle segnalazioni in casi anomali. Dal convegno emerge una visione tanto semplice quanto importante, ovvero l’importanza del rispettare il flusso naturale delle cose, il permettere che la natura faccia il proprio corso.
In quest’ottica si inserisce la scelta di non intaccare, in generale, la libertà delle specie selvatiche, che in quanto tali non sono concepite per il contatto con l’uomo. Un equilibrio sottile, che come ha spiegato Pasini, può essere modificato anche da atteggiamenti apparentemente innocui quando non positivi, come il proporre cibo o addirittura cure.
Informare è fondamentale per fugare dubbi e paure e per contribuire al diffondersi di comportamenti corretti e dunque a margine del convegno è arrivato il grazie di Fabio Guarreschi, presidente dell’associazione Il Nibbio, per una «iniziativa didattica importantissima, un’occasione rara e ricca».
Una mission, come spiegato dalla funzionaria Rossi, fatta propria anche da Regione Lombardia, attraverso un piano di comunicazione e prevenzione che prevede, tra i vari interventi, il monitoraggio della popolazione del lupo, la prevenzione dei danni e il controllo dell’ibridazione.
Ma come è arrivato il lupo sul nostro territorio? C’è anche chi sostiene che il lupo sia una specie alloctona, ovvero aliena, introdotta dall’uomo in un areale differente da quello originale. Niente di più falso, come spiegato da Molinari del Wolf Apennine Center. Il Po e i suoi affluenti fungono infatti da corridoi ecologici naturali, rendendo così agevoli e del tutto normali gli spostamenti di esemplari e branchi.
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