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FAUNA SELVATICA: IL PROBLEMA

Cinghiali, niente doppiette almeno fino alla primavera

La burocrazia ritarda gli abbattimenti, i danni aumentano. Il Parco: manca personale anche per catturare i daini

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

21 Dicembre 2022 - 05:00

Cinghiali, niente doppiette almeno fino alla primavera

SONCINO - Il censimento, che parla di circa 200 cinghiali nel Parco Oglio Nord, è terminato ed è stato inviato a Roma. Ma l’ente di tutela ha le mani legate perché, finché l’Ispra (l’Ente nazionale per la ricerca ambientale) non darà il via libera, le doppiette dovranno restare appese. E non solo, il problema è aggravato dalla burocrazia, dalla mancanza di uomini e di mezzi. Così Luigi Ferrari, presidente del Parco: «I cinghiali? Col contenimento, che potrà iniziare solo in primavera, dovremmo partire già domani. Ma non dipende da noi. Abbiamo fatto quel che ci hanno chiesto e ora spetta all’Ispra e alla Provincia. Da soli, anche perché la nostra competenza si limita alle riserve naturali, non possiamo agire. Serve un intervento coordinato che, a partire dal 2023, spero si concordi il prima possibile perché la situazione è critica. Pronti a collaborare dove e quando serve, ma non è una situazione che possiamo gestire con le nostre forze».

Luigi Ferrari, presidente del Parco Oglio Nord


Col 2023 alle porte e dopo un anno di difficoltà con le carabine silenti, si torna a parlare, sull’Oglio, di cinghiali. I vertici della riserva sperano che l’empasse burocratico si possa risolvere nel giro di qualche settimana ma la palla, in questo momento, passa alle province di Bergamo, Brescia e Cremona, che sono titolari della stragrande porzione di territorio in cui i cinghiali si spostano e delle forze necessarie ad attuare l’operazione di contenimento. «Per organizzare un piano serio — spiega Ferrari — servono non meno di venti uomini. Questo è un numero, che può essere messo in campo tramite la collaborazione delle Polizie provinciali, non certo delle nostre Guardie ecologiche volontarie che — ribadisce — non possono operare oltre i confini delle riserve».

L’appello: «Urge sveltire le procedure di autorizzazione per intervenire il prima possibile — sottolinea il numero uno dell’ente — serve personale specializzato e formato, come appunto sono gli agenti, non si può certo chiedere a un cacciatore di aderire da un giorno all’altro perché, prima di sparare, si devono soddisfare moltissimi prerequisiti e, giustamente, frequentare corsi che non possiamo avallare da soli».

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