L'ANALISI
11 Novembre 2022 - 05:05
CREMONA - La sicurezza sul lavoro si conferma una battaglia ancora da vincere. In provincia di Cremona, da gennaio a fine settembre scorsi, sono aumentate del 18,4% le denunce di infortuni rispetto al 2021. Da 3.341 segnalazioni si è passati a 3.955. Un incremento, purtroppo, è stato registrato anche per gli episodi con esito mortale: nei primi nove mesi del 2021 erano stati cinque mentre, nel 2022 sono stati otto. «La luce in fondo al tunnel non si vede ancora. Un tunnel fatto di denunce di infortuni crescenti e i decessi sul lavoro che non si arrestano», sottolinea Dino Perboni, segretario generale della Cisl Asse del Po, che comprende le province di Cremona e Mantova.
Perboni commenta i dati aggiornati forniti dall’Inail e relative alle denunce di infortunio e infortunio mortale. La Lombardia, nel periodo indicato, ha un incremento del 38,6% delle denunce di infortunio passando da 72.234 del 2021 a 100.126 del 2022. In aumento anche le morti bianche: erano state 125 nel 2021 hanno raggiunto quota 133 quest’anno. «Sono dati che certificano che servono maggiori investimenti per le lavoratrici e i lavoratori a garanzia della loro sicurezza, di cui oggi si percepisce una grave carenza – aggiunge Perboni –: sono cifre che indicano chiaramente che negli ultimi anni da più parti è venuta avanti una narrazione che ha visto il lavoro più come un costo che come una risorsa. E di azioni concrete e di messa in campo di sinergie e di interventi per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. Non possiamo adattarci passivamente alla registrazione delle morti sul lavoro con un anonimo focus».
Dai sindacati sono state messe sul tavolo diverse richieste. «Da tempo chiediamo che ci sia un cambio di passo: serve aumentare il numero degli ispettori, in modo da incrementare i controlli – prosegue il segretario generale –: va introdotta la patente a punti per qualificare le imprese che rispettano le norme sulla salute e sicurezza e penalizzare quelle che non le rispettano, anche escludendole dal sistema degli appalti pubblici e privati». Ci sono altri provvedimenti che i sindacati ritengono fondamentali. Ad esempio, l’incremento a livello territoriale delle azioni di prevenzione e di formazione.
«Vanno anche rafforzate – prosegue Perboni – le forme di coinvolgimento e partecipazione degli rappresentanti dei lavoratori nelle aziende territoriali. Servono percorsi formativi sulla salute e sicurezza a partire dalle scuole superiori. Infine, riteniamo necessario giungere ad una definizione territoriale concorde e condivisa fra e le Istituzioni, le autorità competenti e le parti sociali di interventi per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro». L’aumento dei casi di infortunio è da attribuire anche al ritorno a pieno regime di tutte le attività aziendali, per il venir meno dell’emergenza Covid che ancora, nel 2021, aveva provocato qualche problema e costretto molti allo smart working.
Se la luce in fondo al tunnel ancora non si vede, almeno per il mese di settembre pare però esserci stato un rallentamento delle denunce di infortunio. A fine agosto, infatti l’incremento dei casi rispetto al 2021 aveva raggiunto una percentuale del 21,85%. Da 2.920 si era arrivati a 3.558. Nel 2021 a settembre c’erano state 421 segnalazioni, in pratica 14 al giorno. Quest’anno sono state 397, «frenata» che ha portato a una diminuzione percentuale del 3,4% sui primi nove mesi dell’anno.
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