L'ANALISI
04 Novembre 2022 - 05:10
CREMONA - Sono 91 i no vax appartenenti alle professioni sanitarie e iscritti agli ordini professionali provinciali che verranno reintegrati al lavoro, dopo la decisione presa dal governo. Di questi, 21 sono medici e 70 infermieri. Lo ha confermato ieri il presidente provinciale Gianfranco Lima. «Abbiamo già inviato le lettere, come da disposizione del decreto governativo, ai nostri 21 iscritti. Non è detto che tutti fossero a casa senza stipendio da un anno. I medici dipendenti potrebbero anche essere stati collocati dalla rispettiva amministrazione in strutture senza contatto con il pubblico, magari con un compenso inferiore. Diversa la situazione dei liberi professionisti, che un compenso, essendo sospesi, non potevano percepirlo».
Per quanto riguarda gli infermieri, sono 70 quelli interessati dal reintegro. «Li stiamo avvisando tramite lettera – chiarisce il presidente dell’Ordine, Enrico Marsella –: ovviamente la nostra è un’informativa, fa fede il decreto che prevedeva il rientro al lavoro a partire da ieri (mercoledì, ndr)». A proposito di questa scelta, la posizione ufficiale dell’Ordine degli infermieri è molto critica: «Come ente sussidiario dello Stato, ci atteniamo scrupolosamente alla legge, ma come coordinamento lombardo abbiamo comunque condiviso una posizione chiara rispetto alle nuove disposizioni» aggiunge Marsella.
La nota diffusa dall’Ordine parte dai dati: «In Lombardia sono stati riammessi in servizio circa 1.000 infermieri; complessivamente, negli Ordini lombardi sono iscritti all’albo circa 65.000 professionisti. In sostanza, la riammissione in servizio degli infermieri non vaccinati non ha alcun impatto significativo sul Sistema sanitario regionale, dove mancano circa 9.400 figure professionali, 5.400 sul territorio, 4.000 negli organici ospedalieri. La questione infermieristica diventerà sempre più critica se non viene affrontata in una urgente azione di sistema e di programmazione». La nota prosegue entrando nel merito delle scelte dei no vax. «In tutti gli ordini professionali, il comportamento degli infermieri che si sono opposti all’obbligo vaccinale, ha destato non pochi interrogativi e perplessità dal punto di vista sia scientifico sia deontologico.
La sensazione di perplessità e di rammarico provata dalle migliaia di infermiere e infermieri che vaccinandosi, in scienza e coscienza, hanno tutelato la salute degli assistiti e combattuto la pandemia riducendo la diffusione del virus e limitandone la virulenza. Se oggi appare sostenibile un provvedimento di riammissione di sanitari non vaccinati, dal punto di vista epidemiologico lo si deve anche alla responsabilità e alla competenza delle migliaia di infermieri che hanno aderito all’obbligo vaccinale». A questo punto, non sarà facile nemmeno la collocazione di chi ritorna.
«Come Ordine non abbiamo informazioni sulla reazione delle aziende. Il poco tempo intercorso e la data di emanazione del decreto non ci hanno consentito interlocuzioni con le Asst peraltro non necessarie né richieste all’ordine. La sensazione di perplessità, è certamente vissuta anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende che dovranno, in qualche modo, reinserire gli infermieri non vaccinati. Le azioni di protezione e di tutela della salute del cittadino, soprattutto portatore di patologie croniche e di fragilità, dovranno inevitabilmente prevalere su qualsiasi altra logica».
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