L'ANALISI
24 Ottobre 2022 - 05:10
CREMA - La ex colonia marina cremasca di Finalpia torna in vendita. Questo, infatti, è l’orientamento espresso dal Consiglio di amministrazione. Non ancora in maniera ufficiale, ma è ormai certo che la direzione che verrà presa sia questa. Il presidente Giorgio Pagliari ne ha già parlato al sindaco Fabio Bergamaschi e giovedì illustrerà le intenzioni anche alla conferenza dei capigruppo comunali, che hanno chiesto di essere informati sullo stato dell’arte.
Prima di quella data, Pagliari ha scelto di non rilasciare dichiarazioni. Dopo le elezioni amministrative, quasi tutti i membri del consiglio comunale sono del resto cambiati, ragion per cui i capigruppo hanno manifestato la volontà di venire a conoscenza della situazione della ex colonia trasformata in Hotel del Golfo.
La Fondazione Finalpia (proprietaria dell’immobile) è di diritto privato e non avrebbe obblighi verso rappresentanti dell’amministrazione municipale cittadina. Tuttavia, riconoscendo di amministrare un bene che è dei cremaschi, il presidente Pagliari ha accettato l’invito.
I prossimi passi che il Cda intende compere sono due: il cambio di statuto e la messa in vendita dell’immobile. L’attuale gestore Hyma, che ha firmato un contratto di affitto della durata di sei anni rinnovabile per altri sei, gode del diritto di prelazione. Ma anche se decidesse di non esercitarlo, l’hotel potrebbe essere venduto comunque. Chi acquisterà, tuttavia, dovrà sapere che c’è in essere un contatto di locazione. I colloqui con un soggetto interessato pare siano già stati avviati.
L’Hotel del Golfo era già stato messo in vendita un anno e mezzo fa dal precedente Cda della Fondazione per dieci milioni di euro, ma senza successo.
L’unica offerta arrivata era stata quella di Hyma per un rent to buy (prima tre anni di affitto e poi l’acquisto), mutata poi in locazione semplice, per mancanza delle garanzie economiche per l’anticipo.
Hyma ha aperto l’albergo a Pasqua e lo ha gestito nella stagione estiva, con discreti risultati. Il resort, tuttavia, ha sempre creato problemi alla Fondazione, sin dal momento in cui è stato ristrutturato e fin dalla prima gestione. Inoltre, le finalità statutarie prevedono che i cremaschi delle fasce deboli possano in qualche modo beneficiarne, ma non si sono mai concretizzate.
L’attuale sconto del 18% non rende comunque appetibile l’offerta. E di qui la volontà di vendere per poi reinvestire il ricavato in città.
Quest’ipotesi aveva diviso la politica già nel precedente mandato amministrativo. La giunta aveva appoggiato l’idea della vendita e aveva addirittura organizzato quattro incontri per iniziare a discutere di come reinvestire in città il ricavato. Altre forze politiche avevano invece avanzato proposte diverse, tra le quali una fusione per incorporazione con la Fondazione benefattori cremaschi.
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