L'ANALISI
21 Ottobre 2022 - 05:15
CREMA - L’episodio risale a quasi un mese fa, ma è venuto a galla soltanto nelle scorse ore. Anastasie Musumary, 28enne assessore comunale al Welfare e originaria della Repubblica democratica del Congo – è in Italia da quando aveva sei anni –, ha abbandonato per protesta il teatro dell’oratorio di San Bernardino. Ha ritenuto inaccettabile il fatto che un’attrice della compagnia amatoriale «Lo schizzaidee» avesse il volto dipinto di nero, dovendo interpretare una donna di nera. Si tratta del cosiddetto «Black face», lo stile di makeup teatrale che consiste nel truccarsi in modo marcatamente non realistico per assumere le sembianze stilizzate e stereotipate di una persona nera.
Da decenni, soprattutto dopo l’avvento di Martin Luther King, negli Stati Uniti è considerato un insulto razzista verso la popolazione di colore.
Da tempo questa sensibilità si è diffusa anche in Europa, ma di recente, anche a livello nazionale, non sono mancati casi di accuse di Blackface. Tra i più noti, quello sollevato dal rapper Ghali due anni fa nei confronti degli autori di «Tale e quale show», trasmissione di Rai Uno condotta da Carlo Conti. All’artista milanese, i cui genitori sono di origini tunisine, non era piaciuta la sua imitazione messa in scena da Sergio Muniz, ovviamente con il viso annerito.
«La storia del Black face va ben oltre un semplice makeup, trucco o travestimento. Serviva a spaventare i bambini. Erano attori bianchi che si travestivano da persone di colore e compivano atti osceni. Tipo stupravano, violentavano, uccidevano. Tutto il mondo lo condanna, non lo fa più nessuno» aveva sottolineato il rapper su Instagram.
Musumary, la sera del 24 settembre era intervenuta in rappresentanza del Comune, stante anche la finalità benefica della serata della rassegna Stelline: raccogliere fondi in favore dell’Aima, l’Associazione italiana malattia di Alzheimer, molto attiva anche a Crema. Suo compito era quello di portare i saluti dell’amministrazione, prima dell’inizio dello spettacolo, come effettivamente ha fatto, e ringraziare per il sostegno all’Aima.
Recatasi dietro le quinte, prima che si alzasse il sipario, l’assessore ha incrociato l’attrice con il volto dipinto e ha dunque deciso di non seguire lo spettacolo.
Secondo quanto riferito da alcuni presenti – lei, interpellata in merito ha scelto di non commentare – Musumary avrebbe aspramente criticato la scelta e fatto presente come non fosse accettabile truccarsi in quel modo.
«Per un ruolo da nero, bisogna trovare una persona di colore» sarebbe stato il succo del suo intervento. Poi, una volta portati i saluti dell’amministrazione, ha lasciato la sala. Rimasto sotto silenzio per settimane, ora l’accaduto sta diventando un caso politico e via social arrivano le prime reazioni. Lorella Pastori, segretario cittadino della Lega commenta:
«Ogni occasione è buona per cadere nel ridicolo». Marco Cattaneo, esponente della Buona destra, difende gli attori della compagnia. «Assurdo, sono compagnie semi dilettantistiche (per quanto bravi) e pagare una persona in più ovviamente pesa. L’eccesso di politically correct crea danni, delle scuse sarebbero appropriate».
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