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DOPO IL CASO ERIKSEN

'Scossa' salvavita: in provincia più di 400 defibrillatori

Il numero dei dispositivi è in crescita in tutto il territorio: solo nel capoluogo se ne contano una novantina

Elisa Calamari

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19 Giugno 2021 - 22:03

'Scossa' salvavita: in provincia più di 400 defibrillatori

CREMONA - In Lombardia sono in funzione, e pronti a salvare vite umane, 13.447 defibrillatori automatici esterni (Dae) di cui più di 400 in provincia di Cremona. E in città – fra strutture sportive, aziende, scuole, uffici pubblici e centri commerciali – se ne contano una novantina. Ai quali sono naturalmente da aggiungere i dispositivi sanitari presenti sui mezzi di soccorso e delle forze dell’ordine. Sono aumentati nel corso degli anni, anche grazie alla generosità di associazioni e cittadini privati che hanno compreso l’importanza di questi strumenti, saliti alla ribalta delle cronache dopo il malore del calciatore danese Christian Eriksen: vivo proprio grazie a massaggio cardiaco e defibrillatore.


Mentre lo sportivo 29enne è stato appena operato per l’impianto di un icd, ovvero un defibrillatore cardiaco sottocutaneo, quello che è stato definito ‘miracolo’ ha richiamato attenzione su due aspetti: prevenzione e formazione. In Italia ogni anno sono 60 mila le persone che perdono la vita per arresto cardiaco, improvviso e imprevedibile. Intervenire in fretta può però salvare la vita, anche perché si stima che il 70% degli arresti avviene in presenza di altre persone. Va da sé che la distribuzione capillare dei Dae, non solo nei luoghi di assembramento come palestre o stadi, risulta fondamentale. Come lo è arrivare ad una copertura completa dell’intero territorio. Areu, l’Agenzia regionale emergenza urgenza della Lombardia, ha redatto una mappa, aggiornata alla fine delle scorso aprile, per indicare la precisa collocazione di tutti i defibrillatori ufficialmente segnalati. È anche possibile effettuare una ricerca per conoscere la collocazione dei Dae più vicini alla propria posizione, e dunque raggiungibili entro pochi minuti: se si rianima e defibrilla entro i primi sei minuti, infatti, le possibilità di sopravvivenza possono arrivare circa al 70%. Per ogni minuto in più la possibilità diminuisce circa del 10-12%.

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