L'ANALISI
04 Settembre 2017 - 04:00
Gambero di fiume e di...città
Signor direttore,
questa mattina, in zona Boschetto ho dato la precedenza a questo bel gambero di fiume che stava attraversando la via Malcantone....
Mario Ferrari
(Cremona)
IL CASO
Sanità Pubblica tra qualche errore e grandi professionalità in corsia
Gentile direttore,
con queste poche righe desidero rivolgere un sincero ringraziamento agli operatori dell’Asst di Cremona – in particolare le Unità Operative di Medicina e Riabilitazione Specialistica – per quanto fatto durante i ricoveri di mio fratello in questa difficile estate e ritengo doveroso formulare alcune riflessioni. Opero come legale nella Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Cremona e mi occupo della cosiddetta ‘malpractice sanitaria’.
Ogni giorno, insieme ad altri straordinari professionisti, mi confronto con le storie di pazienti e familiari, ai quali è garantito il diritto di un giusto risarcimento dei danni che ritengono di aver subìto presso il nostro ospedale. Sono storie uniche e comuni allo stesso tempo, di prime vittime di un evento avverso, fatte di dolore, solitudine, disperazione, che spesso vengono citate come casi di malasanità, che per ovvie ragioni trovano accoglienza sugli organi di informazione. Ma ci sono anche casi in cui la grande professionalità, l’alto senso del dovere, l’amore per la propria professione fanno scrivere storie di cortesia e umanizzazione in questo luogo di cura, dove si conseguono risultati che oltrepassano ogni aspettativa.
Resta troppo spesso nell’ombra il quotidiano e silenzioso impegno di tanti operatori che osservano la vita di pazienti scorrere tra le pareti bianche di un reparto. Il loro ruolo professionale e sociale è gravoso. Sono uomini e donne che ogni giorno indossano una divisa e cercano di restituire speranza e dignità a persone che soffrono e che combattono contro un nemico a volte ‘troppo grande’. In alcuni casi ci riescono altre volte devono fare i conti con esiti non prevedibili e quando falliscono diventano le seconde vittime di quei pazienti e familiari che comprensibilmente sviluppano un vissuto di tradimento – lutto nei loro confronti e con i quali, a volte, vicini anche se lontani, hanno in comune una profonda sofferenza e paura, un senso di colpa e di smarrimento, di abbandono e di rassegnazione che persiste nel tempo e mina il loro benessere psicofisico.
Per natura si è portati a vedere come eroi coloro i quali hanno combattuto al nostro fianco permettendoci di vincere una battaglia, specie quella per la vita. La battaglia per la vita, a volte, non viene vinta, perché troppo difficile è l’avversario che si ha di fronte, ma viene comunque affrontata con determinazione ed umanità ed anche in questo c’è eroismo, non soltanto nella vittoria. Come familiare di un paziente affetto da una malattia rara ed a volte ‘troppo grande’ porto in queste poche righe la mia esperienza, positiva e speciale, affrontata in un contesto nel quale mio fratello si è sentito protetto, tutelato, compreso, sostenuto, incoraggiato, supportato da una comunità professionale a cui io e la mia famiglia esprimiamo totale riconoscenza e che ha mostrato un comportamento amorevole ed umano che non dimenticheremo, oltre che una competenza straordinaria.
Questa mia personale testimonianza non vuole giustificare i tragici errori in ambito sanitario ma rinforzare i troppo spesso perduti sentimenti di fiducia e rispetto nei confronti di tutti quegli operatori sanitari che ogni giorno si prodigano per rendere migliore e più accettabile la nostra vita.
Romina Vecchia
(Cremona)
Come i lettori sanno, evidenziamo tutti i casi di malasanità ma sottolineiamo anche ciò che di positivo offre l’assistenza sanitaria.
LA REPLICA
Un tempo fare lavorare i fanciulli era normale
Egregio direttore,
la lettera del signor Francesco Bodini, pubblicata sul giornale del 30-8-2017, che rievoca i brutti ricordi dei suoi anni giovanili trascorsi nel collegio della ‘Sacra Famiglia, mi spinge a fare alcune considerazioni. Sono coetaneo del signor Bodini e quindi ho vissuto anch’io quel periodo anche se in un contesto molto ma molto diverso e soprattutto meno disagiato del suo. Non conoscendo le tante altre cose che avrebbe dovuto dire, mi permetto di contestare alcune affermazioni che al tempo d’oggi sembrano lesive della personalità dei fanciulli anche se in quel periodo erano considerate di buon senso.
Prendere parte al funerale di persone che durante la loro vita avevano partecipato in modo concreto contribuendo alla vita quotidiana dei fanciulli, sembrava un gesto di riconoscenza. Avveniva in tutte le città, una per tutte ricordo i ‘Martinitt’ di Milano. Se a me, fortunatissimo della mia situazione familiare, non è mai capitato, c’erano molti miei compagni di gioco che durante la giornata erano obbligati dalla famiglia a svolgere lavori impensabili al giorno d’oggi.
Penso alla cura dei fratellini minori, al taglio della legna, ad alimentare i bachi da seta, a girare il granoturco sull’aia, a partecipare alla raccolta del mais e di seguito a scartocciarlo e ad altre incombenze. Qualche volta ho partecipato a questi lavori anch’io per aiutare i miei amici a liberarsi prima dei lavori e poter usufruire di più tempo per il gioco. Anche se sono passati tanti anni, non ho sentito nessuno di loro rimproverare i loro genitori per aver usufruito di mano d’opera a buon mercato e di aver costruito la casa sfruttando i figli minori.
G.A.
(Cremona)
L’italiano lingua più bella
L’inglese universale non ha futuro
Egregio direttore,
nei diversi programma scolastici la lingua straniera prescelta resta sempre l’inglese. Mi sono posto la domanda dandomi la risposta: l’inglese potrebbe diventare la lingua universale? La mia risposta è no. L’inglese non potrà mai soppiantare tutti gli altri idiomi. Certo l’uomo è sempre più spesso bilingue, se non trilingue; in Italia chi sa l’inglese conosce quasi sempre, oltre l’italiano, uno o più dialetti regionali, i quali hanno la stessa dignità di un idioma nazionale e sono essi stessi lingue.
Sono polemico contro l’anglomania di chi dice ‘insegniamo solo inglese nelle scuole’. Critico le troppe parole in italiano scritte e lette in inglese. Si potrebbe cambiare esportando il nostro italiano. Accade nel Nordamerica dove lo spagnolo si va espandendo; poiché nella costituzione statunitense non sta scritto da nessuna parte che l’inglese è la lingua ufficiale. Certo che sulle lingue parlate ha influito il domino della colonizzazione. È mia opinione che non ha futuro l’inglese universale, perché sicuramente molti paesi si opporrebbero alla sua adozione, per non dover rinunciare alla propria lingua nazionale come la nostra; complessa si, ma la più bella.
Antonio Danesi
(S. Daniele Po)
Un prodotto mitico
Addio al papà della ‘Coccoina’
Gentile direttore,
vorrei ricordare con nostalgia Giorgio Balma, l’industriale della mitica colla Coccoina spentosi qualche giorno fa. Chi di noi da ragazzo non ha mai trascorso lunghi pomeriggi adoperando quella pasta adesiva che sapeva di mandorle, per attaccare sull’album le figurine dei calciatori quando non erano ancora autoadesive? Quel barattolino color argento con la scritta in blu-violetto nel cui centro c’è l’alloggiamento per il pennellino e il profumo inebriante che diffonde appena aperto, hanno fatto della Coccoina un mito per tante generazioni, uno dei simboli dell’industria italiana, nonché un’icona di design. E anche un oggetto sconosciuto per chi nel frattempo è cresciuto con le colle stick!
Michele Massa
(Bologna)
Il nodo migranti
Finalmente il governo ha cambiato rotta
Egregio direttore,
il ministro Minniti ha affermato di avere temuto per la tenuta democratica di fronte al no dei sindaci, aggiungo, a loro volta portavoci del malessere sempre più evidente tra la gente, di fronte ad un assurda invasione di extracomunitari e la cosa prometteva poco di buono per le prossime elezioni. Un cambiamento di rotta raggiunto, grazie alla volontà di raggiungerlo e, in merito, certamente ha fatto bene il passaggio del ministro Alfano ad altro settore. Mi permetto comunque di evidenziare che certamente un contributo ad evidenziare la gravità della situazione l’ha dato il no dei sindaci, ma credo l’abbiano dato in modo più forte, forse a volte anche troppo, quelle forze di opposizione e i media, che hanno costantemente tenuto sveglio l’interesse dell’opinione pubblica su un problema che, secondo alcuni non esisteva. Tanto, che questi ‘alcuni’, hanno distribuito a iosa termini certamente non edificanti, verso chi sosteneva che le cose così non andavano bene e il minimo era quello di essere ‘razzisti’. Oggi le varie magagne, speriamo tutte nella loro interezza, sono venute alla luce del sole, però caro Minniti è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare. Con l’auspicio che le cose vadano per il verso giusto, il governo potrà recuperare consensi, a maggior ragione oggi, con un’altra elemosina ai poveri, purtroppo le solite cose da campagna elettorale e che, come tali, lasciano sempre il quesito, di fronte ad una coperta cortissima, dove andrà a prendere quei soldi.
Giampietro Masseroni
(Pescarolo)
Garantisce l’impunità
Bitcoin, la moneta dei criminali
Gentile direttore,
uno spettro si affaccia all’orizzonte e non credo sia meno pericoloso dei venti di guerra che tirano dal Sol Levante. Il nome del fenomeno è Bitcoin ed è una unità monetaria del tutto virtuale dotata di ben precise peculiarità. Inventata da un tal Satoshi Nakamoto, nome del tutto immaginario, nel 2009, cioè nell'anno più violento della recente crisi economica (e non è un caso), ha la caratteristica di non essere assolutamente tracciabile perché si autogenera e si identifica in base a trentatré codici alfanumerici decriptabili solo con complessi algoritmi e da un apposito hardware: roba da professionisti hackers di altissimo livello. E' considerata la moneta di inviolabile proprietà per eccellenza perché non soggetta a banche centrali ed inespropriabile. Il meglio del meglio per occultare capitali e fondi neri. E’ da tempo nota alla malavita internazionale per i suoi affari sporchi (in bitcoin si acquistano soprattutto armi, droga, organi, occultismo, dato che i siti che ne vendono, spesso non facilmente raggiungibili, sono ben più di quanto si immagini). (...) Il Bitcoin da molti salutato come la moneta del futuro, creata in vista della disgregazione dell’Ue e del collasso delle banche centrali, apre a mio parere scenari apocalittici: mentre un abuso finanziario, per quanto nascosto, può venire a galla agli occhi della collettività ed essere punito, con questa moneta potrebbe essere il trionfo dell’impunità(...)
Igor Paulinich
(Cremona)
Cambi nella diocesi
Preti con la valigia e specie faunistiche
Gentile direttore,
chiedo cortesemente che, nei prossimi reportage che il suo giornale proporrà relativamente ai molteplici e ormai imminenti cambi di preti che interessano la nostra diocesi, venga fatto riferimento oltre alla specie faunistica alla quale appartengono ‘domestica o selvatica’ (Provincia 31.08.17) anche al personale habitus sacerdotale cioè a quanto sono stati capaci di mettere in relazione le anime loro affidate a Cristo.
Monica Bravi
(Casalmaggiore)
Francamente non capisco la sua ironia. L’articolo in questione ha questo titolo: «Sant’Imerio saluta don Nevi e il suo carattere ‘selvatico’». Quel ‘selvatico’ è tra virgolette in quanto citazione dalla lettera di saluto al sacerdote da parte del vicario don Michele Rocchetti, che - affettuosamente — così definisce li carattere del collega.
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