L'ANALISI
06 Maggio 2017 - 04:05
IL CASO
Altro danno degli scatenati al volante. Via Bosco sull'orlo di una crisi di nervi
Caro direttore,
la ringrazio innanzitutto per aver dato risalto ed essersi accodato al mio appello nella scorsa lettera.
Oggi mi ritrovo a riscriverle dopo dieci giorni, in quanto il mio appello al sindaco e ai vigili è caduto totalmente nel vuoto, nulla è cambiato, le macchine continuano ad andare ai 100 chilometri all’ora, stamattina infatti l’ennesimo specchietto sbriciolato e ovviamente nessun colpevole, io non posso continuare a spendere 250 euro a settimana per dei nuovi specchietti perché chi di dovere non si occupa della faccenda.
Negli anni scorsi si era messo in atto un rimedio , infatti la strada per un breve arco di tempo era stata messa a disposizione dei soli residenti, in quanto era stata realizzata una nuova tangenziale che andava da via Mantova al Bosco ex Parmigiano, con le varie uscite nei punti della città, poi a seguito delle lamentele dei residenti del paese si è riaperta la viabilità a tutti, con i conseguenti disagi.
Ora capisco che risolvere questo problema, non porterebbe al sindaco nessun articolo in prima pagina, come ad esempio la polemica con i militanti fascisti e la spesa ingente di 500mila euro per l'abbellimento della pavimentazione del corso, ma a mio avviso il Primo Cittadino dovrebbe mettere al primo piano la sicurezza dei suoi cittadini.
I residenti di questa via sono davvero sull’orlo di una crisi di nervi , per il suddetto problema ed esigono che gli enti competenti (sindaco e vigili) pongano in fretta un rimedio reale a questa problematica .
Spero che qualcuno delle autorità sopraelencate mi risponda.
Ps: in allegato le invio una fotografia dello stato in cui ho trovato lo specchietto questa mattina )
Roberta Pasini
(Cremona)
Pubblico questa sua nuova protesta con la stessa evidenza della prima con la speranza che possa servire a trovare una soluzione positiva al problema che inquieta i residenti di via Bosco. E faccio di più: prendendo spunto da una sua considerazione, mi impegno a pubblicare con risalto la notizia dell’eventuale intervento, così da renderlo ancora più ‘appetibile’.
L'INTERVENTO
Ecco perché per Macron sarà più facile governare
I sondaggi sono unanimi nel prevedere che vincerà Emmanuel Macron, ma c’è ancora anche chi è convinto che, a causa delle molte astensioni previste tra i repubblicani e i socialisti, potrebbe farcela Marine Le Pen.
Chiunque dei due prevalga, comunque, avrà poi il problema di governare, perché con la legge maggioritaria francese a doppio turno né l’uno né l’altra hanno la possibilità di ottenere la maggioranza nel Parlamento che sarà eletto in giugno e che dovrà votare la fiducia al governo scelto dal neopresidente. Si profila cioè, inevitabilmente, un quinquennio di ‘coabitazione’, come è già accaduto due volte, e con molti problemi, nella storia della Quinta Repubblica. A differenza di quanto avviene in America, infatti, il capo dello Stato francese ha poteri molto ampi in materia di politica estera e militare, ma ha bisogno dei voti di Palazzo Borbone per cambiare le leggi sul lavoro, modificare il sistema fiscale o per qualunque riforma di politica interna.
Senza un governo che collabori con lui, è cioè un presidente dimezzato. Le prospettive di Macron sono senz’altro migliori di quelle della sua avversaria, anche se è impossibile che il suo neonato movimento ‘En marche’, anche presentando propri candidati in tutti i collegi e concludendo qualche patto di desistenza con i due maggiori partiti al ballottaggio, arrivi a conquistare i 289 parlamentari necessari per governare da solo. I suoi candidati saranno magari giovani preparati, ma sono quasi tutti dei Carneadi che non hanno molte possibilità di spuntarla in uno scontro in cui gli apparati hanno un ruolo determinante. Ma, dopo avere ottenuto l’appoggio di quasi tutti i maggiorenti dei due partiti storici, da Fillon a Hollande, da Juppé a Valls, non dovrebbe riuscirgli troppo difficile mettersi d’accordo con quello che disporrà del maggior numero di deputati: visti i risultati del 23, quasi certamente i Repubblicani, che in cambio dell’appoggio parlamentare potranno però chiedere non solo la poltrona di primo ministro, ma anche modifiche a certi punti del programma di Macron che non sono loro graditi.
Chi sarà il personaggio designato per affiancare il presidente non si sa: quasi certamente, tuttavia, non sarà un uomo della (screditata) vecchia guardia, ma uno dei giovani rampanti che puntano al rinnovamento. Assai più complicata, per non dire impossibile, sarebbe la vita per una presidente Le Pen. Sempre a causa della legge elettorale francese, il Fronte Nazionale porterà, se tutto va bene, a Palazzo Borbone una ventina di parlamentari (attualmente sono soltanto due). Per cercare di uscire, almeno formalmente, dall’angolo in cui è stata relegata, ha fatto un patto con l’unico altro candidato di destra, l’ex gollista Dupont Aignan di ‘In piedi Francia’, che le porterà di sicuro il suo pacchetto del 4,7% di voti, ma neppure mezzo deputato. In caso di vittoria, Marine si troverebbe perciò non solo priva di una maggioranza, ma perfino di una minoranza decorosa. Una sua ‘coabitazione’ con i Repubblicani, o con una coalizione Repubblicani-socialisti o Repubblicani-En Marche è impensabile; comunque, sarebbe un incubo e condannerebbe la Francia alla ingovernabilità. Certamente la Le Pen farebbe in prima battuta un tentativo di installare a Palazzo Matignon un uomo di sua fiducia, attorniato da ministri di sua fiducia, ma andrebbe senza fallo incontro a una (o a ripetute) bocciature. Le resterebbe il potere di sciogliere il Parlamento, ma con quello nuovo avrebbe gli identici problemi. Al di là del risultato di domenica, la Francia, escludendo dal ballottaggio i due partiti storici, si è perciò cacciata in un pasticcio di assai complessa soluzione; e in ogni caso non potremo contare di avere a Parigi un governo stabile e affidabile sul piano europeo, per diversi mesi.
Livio Caputo
Cremonese, sabato gara storica
Zini come un’arena con 22 ‘gladiatori’
Egregio direttore
quella di sabato allo Zini sarà una partita che, qualsiasi sia il risultato finale, rimarrà memorabile per le tifoserie delle due squadre in campo.
Infatti un calendario, che possiamo definire cinico se non spietato, ci farà assistere non alla solita noiosa partita di fine campionato, bensì ad un vero e proprio combattimento dal momento che nell’arena dello Zini ci saranno ventidue gladiatori in lotta affinché ‘mors tua sia vita mea’.
Questo perché la vittoria dell’uno porterà quasi sicuramente alla condanna dell’altro, ed il pareggio, tante volte invocato come pacificatore, sarà invece un risultato ancora più drammatico perché azzererà le speranze di salvezza del Racing e con buona probabilità anche i sogni di promozione della Cremonese.
Un ruolo determinante lo avrà il pubblico amico, che come nelle antiche arene, con ‘sportiva’ crudeltà, inciterà i ‘gladiatori grigiorossi’ mostrando il ‘pollice verso’ richiedente una spietata condanna per gli sventurati gladiatori romani.
Tonybos46
(Cremona)
XXV Aprile/1.
Cosa c’entra l’Anpi con il Medio Oriente?
Caro direttore,
ho letto oggi la bella lettera di Vincenzo Montuori in risposta alla mia. Vorrei sottolineare al professore che i dubbi sollevati dalla mia lettera sono leciti. Per prima cosa, il corteo Anpi di Roma, ha sbagliato perché ha aperto la sfilata ai palestinesi, che si badi bene, non sono una forza della resistenza italiana. A differenza della brigata ebraica non c’era quella palestinese, se non erro, durante la sconfitta delle forze fasciste. Secondo ritengo lecito che la comunità ebraica e il corteo della brigata abbiano abbiamo chiesto la non presenza dei palestinesi. Il servizio d’ordine non avrebbe garantito l’incolumità dei manifestanti. I palestinesi, come in altre occasioni, avrebbero attaccato gli ebrei. Ora mi chiedo: è giusto protestare per i palestinesi e il loro diritti di patria, ma perché durante il 25 aprile? Cosa c’entra? Cosa c’entra l’Anpi con la politica mediorientale? Perché l’Anpi romana, il caro Smuraglia, non si ergono a protezione dei cristiani della Terra Santa? Perché non protestano contro la pulizia etnica che nel Medioriente i musulmani hanno condotto prima con contro gli ebrei (con successo, in Yemen dal 1968 non ci sono più giudei, per citare uno dei tanti casi) ed ora contro i cristiani? due pesi e due misure, immagino? Attendo risposta.
Antonio Mario Vagni
(Cremona)
XXV Aprile/2.
Sì all’antifascismo. E l’anticomunismo?
Egregio direttore,
la commemorazione della Resistenza continua a generare divisioni a non finire tra gli italiani. Io sarò ben lieto di convertirmi a tale celebrazione ‘antifascista’ non appena venisse dedicata alla memoria una giornata non meno simbolica: quella ‘anticomunista’. Almeno per rispetto di quella par condicio tanto invocata che ha visto lo squilibrio fra le 10.000 vittime del ‘famigerato’ ventennio e le poche decine di milioni (si dice tra i 30 e i 60) del ‘fausto’ regime marxista. Non bastassero ininterrotte contrapposizioni fra compatrioti.
Massimo Rizzi
(Cremona)
Bonemerse
Fiorenzo grande uomo. Ha lasciato tanti amici
Gentile direttore ,
a Bonemerse si piange Fiorenzo Pagliarini, rispettato e stimato artigiano orafo del paese. Alla notizia della sua scomparsa mi si è stretto il cuore e mille parole mi sono sgorgate irrefrenabili per cercare di esprimere a me stessa tutto quanto pensavo e provavo per questa bella persona . Parole ritrovate nei necrologi dei tanti tanti suoi amici, così mi sono rallegrata perché si è ben saputo esprimere alla sua adorata grande famiglia l’ammirazione che Fiorenzo ha sempre saputo riscuotere per la sua innata bontà, generosità e capacità di donare sincera amicizia. A Bonemerse è stato un valido punto di riferimento, grande sarà per tutti il dolore per la sua assenza. Ha lasciato moglie, figlie, nipoti meravigliosi che continueranno la sua opera nella comunità. Questo sarà di grande conforto per tutti noi.
Clara Rossini Zanetti
(Cremona)
4 maggio ’49, tragedia di Superga
Memorabili racconti sul Grande Torino
Caro direttore,
nebbia, pioggia, vento, poi silenzio; 4 maggio 1949, ore 17,03, la tragedia. Un aereo si andava a schiantare contro il muraglione del terrapieno posteriore della Basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese. Sai che nel 2015, in ricordo della tragedia, la Fifa ha proclamato il 4 maggio come ‘Giornata Mondiale del Giuoco del Calcio’?. Io le ho ancora quasi tutte nella mente le figurine di campioni della caratura dei Mazzola, Loik, Bacigaluppo, Maroso, Gabetto. Giocatori di una squadra di calcio, il Grande Torino, che ha lasciato segni indelebili di sane e genuine gesta agonistiche. Tutti morti in quel terribile schianto, giocatori, dirigenti, giornalisti al seguito, equipaggio. Totale 31 vittime. Un complesso armonico, formidabile, senza pecche. Aveva tutto quella squadra: classe immensa, potenza da vendere, grinta. Sono convinto (e mio padre me lo ricordava spesso) che anche oggi, nonostante il calcio sia profondamente cambiato, il Grande Torino avrebbe potuto essere ancora protagonista. Cinque scudetti consecutivi vinti senza nemmeno poi tanto faticare. Ricordo che da bambino chiedevo insistentemente a mio padre: «Dai, raccontami com’erano Mazzola, Gabetto, Bacigalupo. Dimmi di quella volta contro il mio Milan». E lui raccontava, raccontava, come un fiume in piena, aggiungendo ogni volta qualcosa di suo. Tanto… chi poteva smentirlo? E i suoi occhi brillavano di gioia nel raccontare a quel figliolo degenero (perché tifoso milanista all’inverosimile) le avventure di quei grandi. Ogni tanto, durante quei memorabili racconti, ci infilava qualche aneddoto su altri due formidabili campioni, rivali in bicicletta, Coppi e Bartali. Tipo il passaggio della borraccia. Che tempi direttore.
Giorgino Carnevali
(Cremona)
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