L'ANALISI
L'EVENTO
24 Febbraio 2025 - 08:55
CREMONA - I parquet intarsiati, piccoli capolavori di maestria artigianale, profumano di cera, così come i tavoli, le ribalte, i trumeau; gli splendidi lampadari di Murano e quelli a goccia in ferro battuto così in voga negli anni Trenta brillano impeccabili, illuminando le stanze e gli alti soffitti affrescati ora a grottesche ora con sontuose allegorie ora con composizioni vegetali di fiori, foglie e frutti. Le tappezzerie di raso e broccato damascato rivestono le pareti delle stanze private e dei lunghi corridoi ma anche poltroncine e seggiole, testiere del letto e graziosi divanetti.
Palazzo Tinti Pallavicino Clavello — oggi sede del palazzo del Governo - ha aperto ieri pomeriggio le porte ai cremonesi per volontà del prefetto Antonio Giannelli. Un percorso insolito nel cuore della città reso possibile dalla collaborazione con la Delegazione FAI di Cremona (Davide Bruneri e Alessandro Bonci le guide). Rara occasione per conoscere non solo la storia del complesso di corso Vittorio Emanuele mentre si passeggia tra le eleganti salottini impero, lunghi corridoi, camini in marmo di Carrara, fumoir che si susseguono senza sosta, custodi di capolavori artistici di grande interesse; ma anche il ruolo e i compiti della prefettura e delle sue numerose attività istituzionali. Stanze che hanno ospitato importanti cariche pubbliche del Paese: come il presidente Pertini nel 1982 (che ha dormito nella camera rossa) oppure i coniugi Ciampi (ospiti, nel 2015, della più sobria camera azzurra). Ne ha brevemente accennato Maria Rosaria D’Acunzo, vice prefetto aggiunto che ha portato i saluti del prefetto Giannelli e illustrato compiti e funzioni dell’istituzione: dall’ordine e sicurezza pubblica al raccordo con gli enti locali, dalla corretta applicazione delle consultazioni elettorali alla gestione della protezione civile.
Dalle prime tracce cinquecentesche fissate sulla pianta da Antonio Campi nella sua ‘Cremona fedelissima’ e tuttora visibili nel colonnato del cortile, alla sistemazione degli arredi e delle molte opere d’arte che vi sono custodite, palazzo Tinti Pallavicino Clavello, testimonia, attraverso le sue diverse denominazioni, i tanti passaggi di proprietà e di funzione. Dell’originario nucleo cinquecentesco non resta che il loggiato del cortile. Nella seconda metà del ‘500 l’edificio passò alla famiglia Pallavicino e all’inizio dell‘800 ai Pallavicino Clavello, che affidarono la decorazione dei saloni in facciata all’artista cremonese Giuseppe Manfredini. Divenuto di proprietà Maffi, l’architetto Carlo Visioli ne progettò il prospetto principale che verrà ampliato e modificato negli anni ‘30 del Novecento. Ma è l’interno a essere uno scrigno prezioso, soprattutto per quanto riguarda l’arte cremonese tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento al punto da poter considerare il palazzo stesso una piccola quadreria. Da Antonio Rizzi a Massimiliano Galelli, da Piero Ferraroni a Mario Busini, da Dante Ruffini a Pietro Roffi. Tra le preziose curiosità la grande tela di Remigio Schmitzer ‘Il confronto’ che partecipò al Premio Cremona nel 1940 e lo studiolo di Roberto Farinacci decorato con stemmi sabaudi e aquile imperiali che il ras ‘abitò’ a partire dal 1922.
Visite guidate al palazzo del Governo sono in programma anche il 30 marzo e il 27 aprile prossimi.
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