L'ANALISI
24 Luglio 2024 - 05:05
CREMONA - La Compagnia dei Piccoli vuole crescere, cerca casa e dal cortile dell’oratorio Silvio Pellico guarda un rettangolo di cielo stellato, sperando di poter spiccare il volo. Il gruppo teatrale di Mattia Cabrini che conduce e coordina i diversi corsi, si appoggia su un’équipe formativa che è composta da Carolina Griffini (educatrice e pedagogista), Maddalena Parma (attrice e danzatrice), Francesca Poli (attrice) e Anna Savi (danzatrice, esperta in arti circensi). Si tratta di una realtà scenica che si sta facendo largo e che – per ora – convince per l’energia giovanile che sprigiona negli spettacoli che mette in scena, con quella sfacciataggine e voglia di confrontarsi con il sublime della scrittura d’arte che fa bene e nutre la vertigine della creatività.
«Il cortile dell’oratorio Silvio Pellico del Duomo ha faticato a contenerci tutti nelle serate di Ore Piccole, quando abbiamo presentato gli spettacoli di fine laboratori, dal gruppo dei minuscoli, i bimbi dell’infanzia, fino ai giovani – racconta Cabrini -. Un po’ il maltempo, un po’ il numero di spettatori e curiosi che siamo riusciti a contagiare sta di fatto che le dieci serate sono state una corsa ostacoli, come sempre in teatro».
Ma c’è un ma…
«Esatto. E stiamo interrogandoci. L’attività dei laboratori è contestuale a tutta una serie di progetti produttivi che vorremmo ampliare. Al tempo stesso sarebbe bello poter avere la possibilità di un confronto, avere un luogo dove si possano incontrare o invitare artisti non cremonesi, fare attività formative».
Banalizzando, cercate uno spazio stabile?
«Non è una richiesta di uno spazio per noi, ma il bisogno che a Cremona si possa avere uno spazio performativo in cui il teatro contemporaneo possa arrivare, seminare fra gli spettatori e chi immagina la propria professione calcando le scene. So che siamo una piccola città, ma i luoghi ci sono, i soggetti sul territorio che sanno guardare fuori le cerchia delle mura, pure».
Tutto ciò non rischia di mettere in ombra quello che state facendo? Siete la realtà più vivace del momento, non basta?
«Per crescere no. Ci fa piacere sapere che siamo apprezzati e lo vediamo dai risultati».
La voglia della Compagnia dei Piccoli di imparare e di mettersi alla prova sembra leggibile nelle scelte che fate, sia a livello di produzione di spettacoli che di laboratorio...
«Fa piacere che questo si noti. Interroghiamo i classici, l’ho fatto col Don Giovanni e ancora prima con Antigone. Per i laboratori, quest’anno, abbiamo scelto Shakespeare e interrogato i suoi testi. I piccolini hanno lavorato su Puck e le fate, alle elementari abbiamo portato in scena la riscrittura che della pièce ha fatto Roberto Piumini. I ragazzi delle medie hanno presentato Shakespeare à la carte, partendo dai comici del sogno e dall’elenco che fanno ai duchi per lo spettacolo da mettere in scena per le nozze. Con questo pretesto abbiamo indagato diversi lavori del Bardo e anzi con Molto rumore per nulla ci siamo regalati un pigiama party al Silvio Pellico in salsa shakespeariana. Con gli adolescenti ci siamo interrogati sull’amore e le relazioni, affrontando Romeo e Giulietta e riflettendo sul suicidio. Col gruppo dei giovani abbiamo lavorato, da un lato, sulla parodia di Romeo e Giulietta chiedendoci se quel linguaggio possa ancora rappresentare i ragazzi di oggi e riflettendo sulla gelosia e il rapporto uomo/donna, mettendo in scena Otello».
E tutto questo come si è tradotto in scena?
«Con un grande lavoro, con un’energia potente e contagiosa che vorremmo poter condividere. Concretamente durante la fase finale nel mese di giugno presso il cortile del Silvio Pellico sono andati in scena otto spettacoli, alcuni dei quali replicati per un totale di dieci serate. Durante la rassegna Ore Piccole, gli spettacoli sono a ingresso libero e gli spettatori sono stati circa 150 a serata per un totale di circa 1.500 persone creando, ci sembra, un bel movimento di persone molto variegate: famiglie, bambini, giovani, adulti e non necessariamente legati al mondo degli oratori. Attorno alla rassegna ruotano una ventina di giovani volontari che si prendono cura dell’allestimento tecnico, scenografico e dell’accoglienza del pubblico».
A fianco delle attività formative c’è altro.
«Ci sono i nostri progetti produttivi. Dopo Antigone e Don Giovanni, il prossimo autunno debutteremo con Le serve di Jean Genet. Mi sto rendendo conto che il filo conduttore di questi lavori è sempre e comunque la relazione interpersonale, anche per questo credo che si lavorerà anche sull’Otello che abbiamo affidato al gruppo dei giovani. Mentre per il prossimo anno formativo il tema comune sarà quello delle fiabe. Da qualche anno collaboriamo con alcune comunità della Val d’Ossola e a dicembre realizzeremo un racconto della comunità dei frontalieri sulla linea che dalla Val Vigezzo arriva a Locarno. La parte italiana sarà affidata a noi, quella svizzera all’Accademia Dimitrij, tutto ciò nell’ambito delle iniziative dei cento anni della linea Cento valli Vigezzina. E sempre sulla scorta di un recupero della memoria, questa volta cittadina, per il 25 aprile mi piacerebbe dare vita a uno spettacolo itinerante legato alla vicenda del Ventennio fascista a Cremona, su questo stiamo lavorando, vediamo cosa ne uscirà. Di carne al fuoco ce n’è. In tutto questo permane e in maniera sotterranea lavora il desiderio di crescere, di trovare un confronto, insomma di diventare grandi e di farlo tutti insieme».
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