L'ANALISI
TANTA ROBBA FESTIVAL: LA GALLERY
04 Settembre 2023 - 07:53
CREMONA - «Grazie per avermi dato l’onore di tornare in questa città: è tanta roba!». Con grande entusiasmo Massimo Ranieri ha incantato il pubblico (cremonese e non) con la sua tappa de ‘Tutti i sogni ancora in volo Tour’, titolo tratto dal celebre verso dall’intramontabile ‘Perdere l’amore’. Il concerto chiudeva il dittico conclusivo del Tanta Robba Festival sotto il Torrazzo, iniziato sabato con Rondo Da Sosa e Neima Ezza. Sul palco, lui. Direttamente da un passato elegante, raffinato, dove gli anni invece di aumentare, diminuiscono. È ancora lui, con i suoi vent’anni, anno più, anno meno. La giacca bianca, lo stile inconfondibile nella movenza, nello sguardo, nella parola e nella voce, tra preziosismi e piroette. Un modo di far musica che oggi rischia di sparire, in mezzo a tanta prepotenza e arroganza. Apre con ‘Lasciami come ti pare’. Segue ‘La voce del silenzio’, che assume i tratti di omaggio alla tigre di Cremona nella sua città natale, vista l’interpretazione magistrale di questa canzone offerta da Mina. Una sorta di cavaliere bianco, si toglie la giacca sulle note di ‘Vent’anni’, eterno ragazzo.
Istrionico, passionale, «innamorato dell’amore», dice lui: in una parola, napoletano! Romantico, cantando ‘La vestaglia’, allestendo una scenetta con una ragazza seduta che gli dà le spalle. Ieri sera, di certo, prima del concerto, qualcuno, guardando lo splendido tramonto che ha illuminato Cremona con il rosso sanguigno del sole calante, avrà sicuramente pensato che la città potesse davvero bruciare, e solo qualche ora dopo il rischio si è palesato con ‘Se bruciasse la città’, con cui Ranieri ha infiammato il pubblico intero, andato completamente in visibilio. Poi ‘Mia ragione’, ‘Tornerai’, ‘Mi troverai’, una sfilza di brani di un romanticismo toccante e delicato. «L’amore mi è sempre scivolato dalle mani» dice, in un momento di appassionata confessione. E la sua malattia che lo sdoppia in Giovanni Calone e Massimo Ranieri? «La musica!», celebrata gioiosamente con ‘Canzone con le ruote’.
Un’ironia spiccata e travolgente, sapientemente alternata da momenti più malinconici, con brani come ‘Lettera di là del mare’. Grida di gioia e il pubblico intona con Ranieri le parole senza tempo di ‘Rose rosse’, un vero caposaldo di una musica passionale, sempre, sempre innamorata. Giacca brillantata, calzino lungo a righe bianche e nere, e si sdraia sul pianoforte a scalciare e cantare ‘Tu vuò fà l’americano’. Un artista che il palco se lo mangia a colazione. A chiudere la serata, immancabile, ‘Perdere l’amore’, il brano che dava il nome al concerto di ieri sera e all’intero tour di Ranieri, nonché la canzone che gli ha conferito un successo meritato ed eterno.
Certo, ne sono passati di anni dalla sua prima volta su un palcoscenico, era il 1964, ma la voce, inconfondibile e affascinante, è sempre la stessa. Potente, mai forzata, non lascia intravedere neanche un segno di cedimento in quasi due ore di concerto. Grande riscontro di pubblico, con una piazza strapiena di fan estasiati accorsi per ascoltare quello che è stato (ed è ancora) l’idolo di tante generazioni di sognatori. Standing ovation meritatissima. Cellulari alzati non più di una una decina, o forse anche meno: i concerti è meglio viverli che riascoltarli a casa.
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