L'ANALISI
11 Aprile 2022 - 15:52
SENIGA - Da oggi nel santuario di Santa Maria Annunciata in Comella sarà possibile visitare una delle più iconiche e prestigiose reliquie di fede dell’era moderna: è appena arrivata, infatti, la Madonna di Batnaya e resterà esposta per una settimana a disposizione dei pellegrini che volessero rivolgerle le loro preghiere.
La statua, fatta di vetroresina e alta poco più di un metro, viene dalla cittadina omonima della Piana di Ninive, nel Nord Iraq, resa tristemente famosa dalla devastazione portata dall’Isis nel 2014. Troneggiava in una chiesa cristiana del grande villaggio che prima dell’attacco contava cinquemila abitanti. L’effige è tutto ciò che rimane dell’abitato, residenti compresi. Chi non è stato massacrato è fuggito per sempre. La parrocchiale è stata poi usata, a sfregio, come poligono di tiro. «Non è solo un simbolo ma un’occasione per riflettere sulle atrocità del nostro tempo – spiega il rettore don Alessandro Lovati –. Sono milioni i cristiani perseguitati in ogni parte del mondo».
Nel santuario bresciano di Seniga, luogo sacro molto frequentato dai cremonesi dove da poco sono custodite anche 17 reliquie di Padre Pio, don Lovati offre, fino al Lunedì dell’Angelo, la possibilità di ammirare questo simbolo della cristianità denso di significato. E non solo. Accanto alla statua ‘sfregiata’ sarà allestita una mostra fotografica con degli scatti che immortalano le sofferenze dei cristiani. Il prezioso manufatto è arrivato in terra lombarda grazie all’impegno della fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, al fronte ogni giorno per salvare vite di sacerdoti, seminaristi, fedeli, pellegrini. Di qualsiasi cristiano, anche nel senso più lato del termine. Le porte, per chi volesse rivolgere alla Madonna Incoronata dall’Iraq una prece saranno sempre aperte dalle sette del mattino alle sette di sera.
«Testimonianza vivida del dramma e del dolore. La persecuzione cristiana è una tragedia inarrestabile che passa, per esempio in terra africana, anche attraverso stupri, uccisioni e rapimenti di giovani donne. Non possiamo e non dobbiamo voltarci dall'altra parte», chiosa l’arciprete.
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