L'ANALISI
IL CAMPUS NELL’EX MANFREDINI: LE ECCELLENZE DELLA FORMAZIONE
18 Ottobre 2025 - 21:35
CREMONA - Ad accoglierli ci sono Elena Zhou, matricola di Ingegneria Informatica; Alessandra Catalano, al terzo anno di Informatica; Emma Calasso e Stefano Proietti, di Ingegneria Gestionale. Sorridono e danno il benvenuto ai tanti che oggi hanno accolto l’invito della Fondazione Arvedi Buschini, del Politecnico e del FAI a visitare il nuovo Campus sorto nell’ex caserma Manfredini. «È veramente bello, stare qui è un piacere: lo diventa anche studiare», sorride sornione Proietti. Zhou arriva da Perugia: «Io sto nello studentato, una vera comodità: le stanze sono accoglienti e ci si sta bene». Sono proprio gli studenti a fornire il primo riscontro ai tanti visitatori, cremonesi e non, che hanno voluto conoscere il nuovo Campus.
A fare da guide i volontari del FAI. Il presidente, Angelo Landi, spiega: «Ci è parso doveroso ed è un piacere poter collaborare con il Politecnico e con la Fondazione Arvedi Buschini per raccontare la storia di oltre cinquecento anni di questo spazio, oggi deputato alla conoscenza. I visitatori possono muoversi autonomamente oppure approfittare delle nostre guide». Detto, fatto. E così Silvia Cibolini, docente di italiano ed esperta di storia dell’arte, accompagna il primo gruppo: sono appena passate le 9.30.
Si parte dal chiostro grande, parte dell’edificio quattrocentesco che ospitò, a partire dal 1494, le monache agostiniane. Nel chiostro accanto Cibolini fa notare i materiali di riporto utilizzati dagli austriaci quando, soppressi gli ordini religiosi, trasformarono i monasteri in caserme. Cibolini offre una cavalcata lungo i secoli che sfiora l’epoca risorgimentale, con l’episodio rivoluzionario di Cecco Pieri, fino ad arrivare alla Resistenza dei militari della caserma contro i tedeschi, l’8 settembre 1943.
Camminando per il campus, secoli e anni scorrono veloci, fino ad arrivare alle aule didattiche e alla grande Aula Magna, che raccontano la nuova vita dell’ex caserma Manfredini, trasformata in Campus grazie all’impegno della Fondazione Arvedi Buschini. A vigilare che tutto proceda per il meglio ci sono Monica Bertolanetti, Marzia Caporali, Fabrizio Bragantini, Carlo Savi e Lucia Topi del Politecnico, sotto lo sguardo attento del prorettore Gianni Ferretti.
Chi entra nel grande Campus rimane affascinato, come Giovanna Bonetti, che racconta: «Da piccola abitavo in piazza San Paolo e la caserma Manfredini era uno spazio off limits. Poterci entrare oggi, senza problemi, mi fa un certo effetto: mi restituisce un pezzo di città che mi appartiene e che ora posso sentire mio».
Roberto Romani e Massimo Lucchi si sono diplomati nel lontano 1989 al Torriani e, dopo una rimpatriata di classe, hanno colto l’occasione per visitare il campus: «Bellissimo, incredibile, soprattutto pensare che tutto ciò è stato realizzato in soli due anni. Cremona sta veramente cambiando volto».
C’è poi chi ha approfittato dell’evento per una lezione fuori sede del tutto particolare: è il caso della professoressa Cristina Piazzi, del liceo artistico Stradivari, con la sua classe. «È stato bello poter leggere nei segni architettonici il cambiamento e l’evoluzione di questo spazio, passato da convento a caserma, fino a diventare un campus universitario meraviglioso. Dopo la visita con i volontari del FAI chiederò ai ragazzi di fotografare i segni architettonici del passato remoto e recente, che poi analizzeremo e studieremo in classe». I ragazzi la ascoltano, tra lo stupito e l’incuriosito.
C’è anche chi studia al Politecnico e ha deciso di portare tutta la famiglia a visitare il Campus. Oggi, grazie alla Fondazione Arvedi Buschini, ai volontari del FAI e al personale del Politecnico, si replica con visite dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.
Momento clou della giornata sarà il concerto dell’Orchestra d’archi del Conservatorio “Monteverdi”, diretta dal maestro Francesco Fiore, che si esibirà alle 11 nel grande piazzale del Campus.
«Si è scelto di eseguire brani barocchi, nel segno di una vocazione per la musica antica che appartiene alla città — spiega Fiore —. Abbiamo pensato a un programma che potesse mettere in evidenza l’ensemble ma anche le singolarità.
In questo modo vorremmo raccontare quanto facciamo in Conservatorio: valorizzare i singoli talenti senza mai dimenticare il piacere della musica d’insieme». L’ingresso e la partecipazione sono liberi e gratuiti.
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